Recovery Fund
7:17 pm, 16 Novembre 20 calendario

La Ue ricattata da Ungheria e Polonia

Di: Redazione Metronews
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ROMA Ungheria e Polonia puntano i piedi sulla clausola che prevede il rispetto dello Stato di diritto e mettono il veto al bilancio Ue e al conseguente piano di ripresa che comprende anche il Recovery Fund. Così i rappresentanti permanenti dei 27 Paesi Ue ieri non sono riusciti a raggiungere l’unanimità necessaria per avviare la procedura scritta sull’aumento del tetto alle risorse proprie. La riunione era dedicata ai regolamenti attuativi di quanto deciso dai leader lo scorso luglio, con riferimento al Recovery Fund e al bilancio pluriennale.
Stop alla procedura
Il blocco della decisione sulle risorse proprie, imposte il cui gettito finisce nel bilancio comune di Bruxelles, rischia di fermare l’intera procedura legislativa che dovrebbe portare all’erogazione dei sussidi e prestiti del piano di ripresa. Il premier ungherese Viktor Orban ha usato il ricatto del veto per contestare il meccanismo di tutela dello Stato di diritto, che potrebbe fermare l’erogazione di fondi Ue ai Paesi che non rispettano l’indipendenza della magistratura e altri parametri sulla legalità della spesa pubblica.
«Nessuna condizionalità»
«L’Ungheria ha posto il veto al bilancio perchè non possiamo sostenere un piano che lega i criteri dello Stato di diritto alle decisioni di bilancio – ha detto Zoltan Kovacs, portavoce del premier Orban – è il contrario delle conclusioni del Consiglio di luglio. La nostra linea è stata chiara fin dall’inizio: prima di partecipare al dibattito sul quadro finanziario pluriennale e il Next Generation EU, compreso il Recovery Fund, il Parlamento ungherese ci ha chiesto di verificare l’assenza di condizionalità sullo Stato di diritto».
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16 Novembre 2020
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