Mazzata doppia sul Mezzogiorno
Mazzata Ilva. Mazzata al Sud. Che sta male. Il divario col Nord aumenta. Soldi. Che non arrivano. O la burocrazia li frena. Le filastrocche hanno lo sfregio di dare la sensazione che nulla è recuperabile. Ma la gioventù meridionale è evoluta e non così “divanara” come s’immagina. Guardando solo i dati di coloro che godono del reddito di cittadinanza a Pomigliano d’Arco e dintorni. Ci stanno diplomati, laureati con master che pur avendo il sussidio sono insoddisfatti. Chiedono lavoro. Quello promesso con i navigator. Sul quale è bolso raccontarcela con scavalchi mentali da antropologia culturale. Lasciamo i migliaia di ragazzi che se ne vadano all’estero a fare esperienza. La novità è la ricca frontiera di migliaia di startup. Giovani che rischiano. Confermando, sì, la struttura mignon dimensionale delle aziende, dovuta alla sbilenca strategia industriale, con la perdita, domani, dell’acciaio, a Taranto. Dopodomani degli stabilimenti dell’auto. Dall’altro è un richiamo a qualificare la spesa. Verso persone e settori coraggiosi che si fanno su le maniche. E non buttare soldi a ufo. Vitalità, pratiche snelle e treni superveloci. Sui risultati momentanei il patema Sud ricorda i travagli della riunificazione germanica. Duemila miliardi di euro. Dal 1991 i tedeschi pagano una tassa sul reddito. Investimenti in qualsiasi settori. L’emigrazione di migliaia di persone da Est a Ovest. Conflitti sociali inaspriti. L’Ilva al Sud ci racconta che col lavoro non si scherza. Che a toccare materie delicate serve competenza e testa sulle spalle, per evitare il falso indignato di turno che ci spaccia l’ennesima paternale sul meridione che non ce la fa.
MAURIZIO GUANDALINI
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