Maurizio Baruffaldi
5:00 am, 22 Ottobre 19 calendario

Che cosa mi racconta la crisi delle nascite

Di: Redazione Metronews
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1 num3r1 non 51 possono amar3. Era scritto così il sottotitolo di “Campi magnetici”, album del 2000 di Franco Battiato. Mi appoggio al grande autore oggi in forzato esilio e ai suoi capolavori veggenti, per cominciare. La matematica non potrà accompagnare il sentimento irrazionale per eccellenza ma può fare la sua parte, come i numeri nella frase, per raccontarlo, inchiodando le difficoltà e le differenze del nostro modo di amare. Stringiamo l’equazione al mese, un tempo che tocchiamo con mano: nascono 10.000 bambini italiani in meno. Dati che non si possono amare, ma nemmeno contestare a colpi di fake e opinioni. Da un gennaio a un agosto ne vengono a mancare abbastanza da far straripare lo stadio Meazza. A me, che vorrei tanto diventare nonno, questo raffreddamento umano preoccupa più del riscaldamento del pianeta. E subito esprimo la mia partecipazione emotiva, struggente, a tutti quelli che non hanno potuto averne; a chi ha vissuto questa lotta impari, ingiusta, violenta. Non posso però digerire gli uteri in affitto, ne disprezzo la forma; così come invece mi inginocchio davanti a chi ha le palle di fuoco per adottare. 
Ma l’evidenza dei numeri coinvolge soprattutto chi ha scelto, sceglie e sceglierà di non farne. Le motivazioni sono un grande e fragile ventaglio, se la metto in sistema binario è per ragioni di spazio e pudore. La comodità del vivere un eterno presente, e restare figli per sempre. E qui poco da fare: ha i suoi perché, insindacabili e insondabili. Poi c’è la strizza, nascosta dietro il calcolo del piano di sostentamento (che non comprende la variabile amore, fino ai nostri nonni un incasso sufficiente). In questo caso qualcosa potrebbe una politica sradicata dagli umori ballerini di un popolo che se non è bue non è nemmeno un’aquila. Le formule ci sono, si sanno, si trovano, non servono grandi intuizioni. Al dunque resta però che siamo sempre più pigri e sordi. E quando il futuro chiama, restiamo sul divano.
MAURIZIO BARUFFALDI

22 Ottobre 2019
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