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1:09 pm, 9 Maggio 18 calendario

L’e-commerce siciliano contro la mafia

Di: Redazione Metronews
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Wwworkers è la community dei lavoratori della rete, dipendenti o imprenditori che operano con le nuove tecnologie e che si raccontano su wwworkers.it e su Metro.
C’è Davide Grassi, figlio di Libero Grassi e Pina Maisano: oggi dirige la fabbrica tessile di famiglia in un bene confiscato alla mafia. C’è la famiglia Scimeca, i primi denuncianti sostenuti da Addiopizzo: oggi hanno aperto una pasticceria di dolci tipici siciliani. C’è Cotti in Fragranza, un laboratorio di prodotti da forno, prima realtà imprenditoriale all’interno di un istituto penale per i minorenni nel sud-Italia. C’è il pastificio artigianale Bia, che propone i formati tipici della pasta siciliana.
Storie di imprese che fanno la differenza. Insieme ai consumatori. Perché l’antimafia sta anche nelle scelte d’acquisto responsabili, quelle che premiano il coraggio, il riscatto, l’orgoglio. Lo sa bene Alessandra Perrone, 42enne palermitana e oggi imprenditrice sociale. Da tredici anni è nell’associazione Addiopizzo. Pochi mesi fa il grande salto, con l’intuizione di creare Addiopizzo Store, primo e-commerce di quei brand del territorio che si sono schierati contro la mafia.
Sul sito www.addiopizzostore.com è possibile acquistare olio, biscotti, vino, libri, dischi, vestaglie, caffettiere. Ad oggi hanno aderito alla piattaforma 11 realtà siciliane. «Stiamo parlando di produttori agricoli, tessili, dell’artigianato, editori. Sostenerli con i propri acquisti vuol dire divenire parte di questa rivoluzione culturale che inizia dai consumi. Con un semplice clic è possibile ritrovarsi a casa un pezzo di Sicilia, quella bella e giusta», racconta Alessandra, nella foto insieme al team di Addiopizzo davanti alla casina “no mafia”, quella sulla collina da dove il 23 maggio 1992 venne azionato l’esplosivo che uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta lungo l’autostrada dall’aeroporto di Palermo verso il centro città, all’altezza di Capaci. «Da quella casina siamo ripartiti e ogni anni ridipingiamo la scritta insieme a tanti volontari».
D’altronde nel lontano 2004 in tanti avevano lanciato un adesivo speciale, tappezzando tutto il centro storico di Palermo. Recitava così: un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità. «Addiopizzo è diventata una camurria per i mafiosi, come emerge da diverse indagini. In questi anni passati condividendo la visione di un presente ed un futuro libero dai condizionamenti mafiosi abbiamo potuto constatare come l’attività dei produttori aderenti alla lista sia utile a trasmettere i valori di Addiopizzo, oltre i confini geografici della Sicilia».
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti

9 Maggio 2018
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