Libri/Oliva
6:00 pm, 18 Aprile 18 calendario

Viaggio nella mente del femminicida

Di: Redazione Metronews
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ROMANZI Il tema della vendetta scorre in sottofondo a “Le spose sepolte”, ultimo romanzo di Marilu Oliva (Harper Collins, p. 381, euro 17) dove un killer giustiziere cerca i mariti che hanno probabilmente fatto sparire le mogli, li fa confessare perché vengano ritrovate le spoglie delle donne e poi li uccide. L’idea è ricomporre un equilibrio scardinato in un romanzo che attinge dalla cronaca, perché, come dice l’autrice “tutti noi che scriviamo parliamo comunque della vita, rivisitandola, vita che alla fine è molto più imprevedibile e spiazzante dei nostri racconti”
Al centro del romanzo c’è la vendetta…  
Ho proposto la vendetta non come risposta definitiva alle ingiustizie, ma come spunto di riflessione. Si uccide per questioni di soldi, potere e sesso, io preferisco indagare su motivazioni meno meschine, che affondano nel passato.  
Si è ispirata a casi veri?
Sì, i casi di Roberta Ragusa, Elena Ceste e Melania Rea. Poi la triste storia di Manuela Teverini, di Cesena, scomparsa nel 2000: suo marito è stato intercettato mentre, in auto, confessava di essere l’autore del misfatto. Ma ciò è stato considerato un indizio non sufficiente per condannarlo.
Molte donne scomparse non vengono ritrovate. Gli assassini, forse anche grazie ai media, sono diventati più abili?
Grazie allo spazio che i media riservano loro, sono certamente diventati più sfrontati. Penso ad alcuni sorrisetti insolenti che ho visto in sede di processo o davanti alla telecamera, alla smania di visibilità che ha spinto ambigui personaggi a comparire in diversi programmi televisivi, proclamando la propria innocenza. Forse ci dovremmo porre una questione etica, che parte dall’uso del linguaggio e giunge fino alla visibilità del reo.
Si è fatta un’idea di che cosa ci sia nella mente di chi compie un femminicidio?
Alla base una cultura patriarcale fondata sul senso del dominio, una forte insicurezza, un’incapacità di fondo di gestire il rapporto con l’altro dovuta a un imprinting femminile materno non sano, l’abitudine all’abuso del partner, la scarsa considerazione della donna.
ANTONELLA FIORI

18 Aprile 2018
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