Libri/Raffaella Silvestri
9:00 pm, 5 Aprile 17 calendario

Trentenni fuori posto cercano la loro strada

Di: Redazione Metronews
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ROMANZI In una Milano città dei vincenti, trentenni come Anna si sentono fuori posto, nella scuola, nella famiglia, all’università, nell’amore: lei ha una relazione con un uomo piu vecchio di lei che si fa vivo quando vuole. La speranza sembra quella di avviare una startup con un coetaneo, Teo, poi  travolta da un tracollo finanziario. Ne “La fragilità delle certezze” di Raffaella Silvestri, ex concorrente di Masterpiece felicemente passata alla pubblicazione (Garzanti, p.286, euro 16,50), c’è  tutto il nostro incerto presente e la descrizione di diverse generazioni alla prova della vita.
Che tipo di gioventù incarna la protagonista, in una città come Milano?
Anna adolescente si muove in una città ancora ricca, bella, luccicante. Dalle strade dietro a Corvetto, dove i bar pieni di polvere si sarebbero riempiti di slot machine, al Corso di Porta Romana degli anni Novanta, Anna è una “creatura” di Milano, tanto quanto lo sono le sue compagne di classe ricche e quelle che vengono dall’hinterland.
Quali sono le certezze fragili di una ragazza di oggi?
I miei coetanei non si aspettavano è essere chiamati “ragazzi” a trent’anni e oltre; è una cosa italiana, siamo tutti “ragazzi”, e la certezza di diventare adulti è la prima a essersi infranta. Ma anche la certezza che al lavoro corrisponda un risultato lineare, un proporzionale guadagno, come era stato per i nostri genitori.
Nel romanzo fallisce la start up che i due trentenni mettono in campo.
È il fallimento dell’idea di successo come lo si intendeva un tempo. Mentre crescevamo pensavamo che avremmo potuto fare tutto ciò che volevamo, bastava che ci impegnassimo. Abbiamo scoperto che non è così.
C’è una generazione che ha vinto e una che ha perso in questa crisi?
Chi ha 60 anni dalla crisi è stato toccato di striscio, solo alla fine: vedono crollare il proprio mondo e non hanno la forza di affrontare il nuovo. Per la “mia” generazione la speranza è che la crisi apra un’altra via, più autentica.
E’ una crisi di lavoro o anche di valori?
Alcuni valori si sono sgretolati. Certo è un bene, non siamo (quasi) più obbligati a seguire una carriera lineare, sposarci, fare figli. Il problema è che questi modi non sono stati sostituiti da altro, e allora ci aggiriamo un po’ incerti nelle nostre stesse vite.
ANTONELLA FIORI

5 Aprile 2017
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