Massimo Blasoni
4:15 pm, 18 Novembre 15 calendario

Immigrati, le risorse da Bruxelles sono inadeguate

Di: Redazione Metronews
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OPINIONE. Quanto spendiamo ogni anno per salvare e accogliere profughi e clandestini? Sembra incredibile ma non esiste ancora una contabilità ufficiale. Eppure il fenomeno riguarda ormai 300mila persone sbarcate in due anni e quasi 100mila migranti ospitati nei nostri centri di accoglienza. Uno studio di ImpresaLavoro, pubblicato integralmente sul nostro sito, ha provato a colmare questo deficit di trasparenza.
La più importante voce di costo è quella dell’accoglienza in senso stretto, quindi il vitto e alloggio dei soggetti per cui si è provveduto all’identificazione e all’inserimento nelle liste di coloro che hanno richiesto asilo: un importo di circa 643 milioni per l’anno scorso, destinato a diventare di quasi 1,3 miliardi a fine 2015. Gli sbarchi generano poi circa 29 milioni di costi per la primissima assistenza (trasporti, noleggio strutture presso i porti, acquisto di coperte, indumenti, etc.) nonché altri 400 milioni di costi militari: pattugliamento delle coste, rafforzamento delle frontiere, le missioni navali e aeree, contributi italiani alle missioni Frontex e EuroForNavMed. Non vanno dimenticate le spese sanitarie (quasi 290 milioni) e quelle amministrative (59 milioni di euro) per le istruttorie delle pratiche di richieste di asilo nonché per il gratuito patrocinio. Infine, nel conto va messo quanto speso dagli Enti locali per sistemare le aree adibite all’accoglienza nonché il costo della popolazione carceraria immigrata irregolare e quello dei relativi rimpatri.
Alla fine di quest’anno l’emergenza migranti dovrebbe quindi costarci in tutto 2,1 miliardi di euro (l’anno scorso è stata di 1,4 miliardi). Ipotizzando un numero di sbarchi paragonabile a quello registrato negli ultimi due anni, tale cifra potrebbe superare i 2,6 miliardi nel 2016. Si tratta di una stima per difetto: tutte le voci di costo sono state quantificate con cautela e del resto non raggiungono complessivamente la quota massima dello 0,2% del Pil (3,3 miliardi) indicata dal Governo nelle richieste di flessibilità sul deficit all’Unione Europea. Di fronte a questo scenario è quindi chiaro come le somme promesse da Bruxelles all’Italia per l’emergenza (circa 73 milioni di euro all’anno fino al 2020) appaiano del tutto inadeguate a fronteggiare il fenomeno.
MASSIMO BLASONI
Imprenditore e presidente del Centro studi ImpresaLavoro

18 Novembre 2015
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