Scuola
5:32 pm, 22 Aprile 15 calendario

L’asino e la carota Il docente e la pensione

Di: Redazione Metronews
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Tutti conoscono la storia dell’asino costretto ad arrancare dietro una carota che penzola davanti al suo naso. Si pensa che il padrone conceda alla bestia il premio agognato una volta giunti a destinazione, con gratitudine e generosità, come in tutte le favole a lieto fine.
Ma può anche accadere che l’asino stramazzi al suolo sotto un carico troppo pesante o perché esausto del gran percorso, o cada inciampando su un impervio terreno. Oppure il padrone mangia la carota. O qualche sciacallo sottrae all’asino il succulento premio proprio alla fine del tragitto. Di questi tempi anche le novelle cambiano finale mentre le si racconta. Così, nonostante la protesta “non finisce così” di qualsiasi ascoltatore, vogliono convincerci che il nuovo è un vantaggio e le aspettative sbagliate. E accade d’aver firmato un patto di lavoro 40 anni fa sancito dalla Legge, in virtù del quale si viene retribuiti per l’attività svolta. Ma mentre si trottava felici del nostro servizio, sicuri di riparare a notte nella stalla con la giusta razione di fieno, qualcuno ha cambiato le regole del gioco mentre si giocava. I più scaltri si sono affrancati subito come baby pensionati, altri si sono accaparrati vitalizi e pluristipendi per distinguersi dalla massa dei prestatori d’opera e spesso anche degli onesti. Adesso quella carota allunga sempre più il tragitto: 41anni-6mesi-1giorno per il prepensionamento (PRE-pensionamento?), ma da gennaio servono 4 mesi in più, in un crescendo di anni.
Costringere qualcuno a rimanere obtorto collo a lavorare, con gli acciacchi inevitabili dell’età e il disagio crescente dei quotidiani viaggi, alzatacce, impegni e difficoltà è un bastone peggiore di qualsiasi promessa di carota.
Sarebbe il caso di rivedere il provvedimento, in modo da renderne l’ineluttabilità più FLESSIBILE e MISURATA, nel rispetto di chi si è speso con dignità nel corso della vita.
Non tutti hanno la sorte di poter volare a Courmayer per le spesucce natalizie, ma di certo tutti hanno il diritto a preservare la loro sanità psicofisica fermandosi prima di divenire pelli da tamburi, la fine di un asino che continua a ricevere colpi sulle cuoia.
ALGA FRATINI

22 Aprile 2015
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