Il baby eroe premiato con la cittadinanza
Il giorno dopo la grande paura per il rogo di bambini sventato sulla Paullese, l’attenzione si è spostata sulla nazionalità dei protagonisti. Perchè se Ousseynou Sy è italiano, ma nato in Senegal, alcuni dei piccoli eroi sull’autobus maledetto non lo sono, anche se nati in Italia. Non lo è Ramy, 14 anni, egiziano come i suoi genitori, arrivati in Italia nel 2001. Ramy è uno dei ragazzi che è riuscito a nascondere il telefono e a chiamare i carabinieri. Ora questa prontezza di spirito potrebbe essere premiata con un’accelerazione nella concessione della cittadinanza per la quale altrimenti dovrebbe aspettare i 18 anni. Ci spera il padre: «Sono orgoglioso di mio figlio, spero che l’Italia gli dia la cittadinanza, e spero di prenderla anche io, perché a me piace questo Paese, è la mia seconda patria». Lo chiedono un po’ tutti, da destra e sinistra, Di Maio e Salvini e il Ministero degli Interni fa sapere di essere pronto a farsi carico delle spese e velocizzare al massimo le procedure di cittadinanza al ragazzo per meriti speciali. Così come invece Salvini ripete di volerla togliere per evidenti demeriti all’attentatore senegalese, procedura resa possibile dal decreto sicurezza in caso venga riconosciuta l’aggravante di terrorismo.
Non c’è solo Ramy, anche Adam, 13 anni, fa parte della squadra degli eroi e lui è marocchino. Ramy, che si sente italiano «metà e metà», ha aspirazioni italianissime: «Da grande voglio fare il carabiniere» dice dopo l’abbraccio con i militari che hanno salvato lui e gli altri 50.
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