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2:39 pm, 15 Marzo 19 calendario

Una strage nella moschea Nuova Zelanda sotto choc

Di: Redazione Metronews
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Cresce il bilancio delle vittime degli attacchi di Christchurch: sono 49 i morti del doppio assalto a due moschee, mentre si conferma che il killer – definito un “estremista australiano” dalle autorità – aveva diffuso in diretta il video del suo attacco su Facebook, video poi rimosso.    In quello che forse è il più grave attacco contro musulmani in un Paese occidentale, i testimoni parlano di vittime uccise anche a distanza molto ravvicinata. Tra le vittime quasi certamente anche molte donne e bambini. La polizia ha chiesto ai cittadini di religione islamica a “non recarsi nelle prossime ore nelle moschee in nessuna parte della Nuova Zelanda”.
Chi è. La polizia australiana ha identificato il 28enne Brenton Tarrant come il killer della strage delle due moschee a Christchurch in Nuova Zelanda. E’ un cittadino australiano, bianco, autore di un “manifesto” diffuso poche ore prima di effettuare l’attacco in cui ha spiegato i dettagli del piano che intendeva mettere in atto da li’ a poco. 
   Secondo quando riferiscono diversi media, Tarrant e’ originario del New South Wales, Stato che si trova sulla costa orientale dell’Australia.
Il fatto. La strage è avvenuta in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, durante le preghiere del venerdì. Uno degli attentatori è un cittadino australiano definito dal premier di Canberra Scott Morrison “un estremista di destra” e “un violento terrorista”. Poco prima della strage era stato pubblicato sui social, presumibilmente da uno dei killer, un manifesto “anti-immigrati e anti-musulmani” di 87 pagine. Il commissario di polizia neozelandese Mike Bush, durante una conferenza stampa, ha detto che sono state rinvenute auto con esplosivi nel centro della città dove era in corso la manifestazione dei giovani studenti per il clima, sulle orme dell’attivista svedese 16enne Greta Thunberg. La premier neozelandese Jacinda Ardern, confermando che l’attacco è stato “ben pianificato” lo ha ha descritto come “un atto di violenza senza precedenti” e “uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda”. La polizia, via Twitter, ha esortato a rimanere chiusi in casa, a non andare in moschea in tutto il Paese e a non condividere il link dell'”inquietante” video sulla strage a quanto pare trasmesso in diretta. L’intera città era stata messa in ‘lockdown’ poi rientrato. La Ardern, parlando alla nazione, ha detto che tra le vittime ci sono rifugiati e migranti. “Loro hanno scelto la Nuova Zelanda come la loro casa ed è la loro casa. Loro sono noi – ha osservato – le persone che hanno compiuto questo atto di violenza non lo sono. Non c’e’ spazio per loro in Nuova Zelanda”.
Fuoco nella moschea. Ad aprire il fuoco nella prima moschea di Al Noor, dove c’erano 300 persone, intorno alle 13:40 locali, sarebbe stato un uomo bianco tra i 30 e i 40 anni che indossava un’uniforme stile militare, probabilmente il cittadino australiano. “Questo lo si può descrivere solo come un attentato terroristico – ha rimarcato la Ardern – noi rappresentiamo la diversita’ a la compassione, una casa per coloro che condividono i nostri valori, un rifugio per coloro che ne hanno bisogno. E questi valori non saranno e non potranno venire scossi da questo attacco. Siamo orgogliosamente una nazione con oltre 200 etnie e 160 lingue”. 
 

15 Marzo 2019
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