Maurizio Guandalini
5:36 am, 13 Marzo 19 calendario

I giovani leoni cinesi e lo tsunami mandarino

Di: Redazione Metronews
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A Fra’, che te serve? Se volete, con una goccia di filosofia orientale in più, ma è così che ragionano i giovani leoni cinesi. Spazzolano via ogni ostacolo pur di raggiungere l’obiettivo. Comprano quello che c’è da comprare e portano a casa quello che serve. Per meglio esportare i loro prodotti. Per questo sta rinascendo la Via della Seta. Marittima e terrestre. Decine di Stati coinvolti. Toccherà anche l’Italia, prima tra i G7 ad aprire le porte. Gli altolà di Bruxelles e Stati Uniti sono di non cadere nel richiamo dei denari facili. Che noi cerchiamo per le infrastrutture. E che i cinesi sono pronti a sborsare. Come i porti, ad esempio. Genova e Trieste sono strategici. Paccata di soldi sul tavolo e se li mangiano come hanno fatto col porto del Pireo.  E’ lo stesso format che stanno usando in Africa. Si prendono impianti cruciali, meglio se consumati dal tempo e pompano a mille materie prime dai ricchi giacimenti. In Afghanistan se ne vanno gli americani ed entrano i cinesi sfruttando le risorse minerarie, come il litio che serve per le batterie degli smartphone.
Venticinque anni fa organizzai la visita diplomatica dell’ambasciatore cinese nel mantovano. Un anziano imprenditore della calza gli chiese, spiccio, in dialetto: in Cina si fanno i soldi o no? Lo ricordo perché a fare i commercianti, gli italiani, sono bravi. Non li freghi. Dubitiamo un po’ sulla classe politica che, se presa per il collo, non ci pensa un minuto a calare le braghe. Qui occorre coniugare uno tsunami commerciale, quello mandarino, che è inarrestabile e l’occasione straordinaria, per le nostre aziende, di aumentare le esportazioni. Squadre di calcio, hotel, fabbriche, i cinesi, come hanno fatto gli arabi, le hanno agguantate da un pezzo. I porti e le industrie di Stato sono altro. L’accordo si raggiunge se il comando e la maggioranza dei capitali rimangono italiani, sempre e comunque. Altrimenti non si spiegherebbe la rinuncia del Tav con i finanziamenti europei. Forse meglio Xi Jinping di Macron?
MAURIZIO GUANDALINI

13 Marzo 2019
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