Maurizio Baruffaldi
5:43 am, 6 Marzo 19 calendario

I messaggi di odio e quel signore che guarda

Di: Redazione Metronews
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Si finge di non riconoscerlo, perché richiede una capacità di resistenza e una strategia ostinata, senza sconti; mentre qui siamo nel paese in cui le spari grosse quando devi fare cassa, tanto poi c’è sempre il tempo di minimizzare. Fino ad arrivare a rimuovere. Psicoanalisi spiccia, perdonatela. Il razzismo, o discriminazione pesante, se vi fa meno male, è qui. Puntellato dai fatti. Che tenerezza vedere la fila di chi prova a negarlo. Dai grilli alle cicale. Qualche numero. Durante la campagna elettorale delle ultime elezioni Amnesty International Italia ha analizzato la comunicazione politica italiana sui social dei partiti alla ricerca di post che contenessero insulti, messaggi razzisti e d’odio in generale. Ne ha scovati 287, provenienti da 129 candidati, di cui 77 poi eletti. Numeri che sembrano piccoli, ma stiamo parlando di gente che vomita disprezzo, e finisce per governare. E poi, dai, l’elenco dei gesti carichi d’odio verso ‘froci, ebrei e negri’ e tutti quelli che sono ‘secondi agli italiani’ è montante. Li avete letti e visti, solo che vi scivolano di dosso. Perché siete stanchi, e un po’ di viltà aiuta a tenere bassa la pressione. Anche per questo la massa liquida e colorata della manifestazione a Milano mi ha stupito. Non ero pronto a tanta partecipazione. Nessuna bandiera di partito e tante persone  normali. Altro che radical chic. Che il paese abbia anche altri enormi problemi, oltre all’odio seminato, lo sanno anche i sassi. Ma chi governa aspetta che sia la piazza a invocarli? Durante la lunga attesa immobile, ho notato da dietro una finestra chiusa in Corso Venezia la sagoma di un signore ben vestito. Dieci secondi: ha guardato quel fiume di persone, poi se ne è andato. Dopo un po’ è tornato, però a metà busto, sbirciando. Sempre finestra chiusa. E faceva il caldo della maledetta primavera anticipata. Ho pensato che la maggioranza degli italiani sia così. Ha solo pulsazioni da tastiera. In fondo combattuta con se stessa. Con i suoi piccoli e grandi demoni. Ma io sento, o forse spero, che covi una tremenda voglia di incontrare. E scusarsi dell’assenza.  MAURIZIO BARUFFALDI

6 Marzo 2019
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