Sanremo 2019
1:00 am, 6 Febbraio 19 calendario

Tra stecche e Cori Sanremo prende Il Volo

Di: Redazione Metronews
condividi

SANREMO Inizio “scoppiettante” (per dirla con Bisio) per il 69esimo festival di Sanremo. «Voglio andar via» intona il terzetto, capitanato da Baglioni, sul palchetto che domina la ribalta affidata ai piedi dei ballerini che si scatenano. Il ritmato pezzo di Claudio scalda subito la platea e l’orchestra, poi, un breve saluto del direttore artistico che presenta i “copiloti” Virginia Raffaele e Claudio Bisio (emozionatissimi al suo fianco) e via con il primo sfidante: Francesco Renga. Alla sua ottava volta a Sanremo, il cantautore, tra le più belle voci del panorama italiano, presenta un pezzo di tutto rispetto (Aspetto che torni). Buona la prima! Si passa subito all’insolito duo Nino D’Angelo e Livio Cori (con “Un’altra luce”) e verrebbe da dire “attenti a quei due!” che si divertono non poco sul palco cantando in napoletano, una lingua che accende sempre un alone di magica malinconia. Che importa se ci scappa la stecca?
Tra rock, elettronica e melodia, il testimone passa a un baldanzoso Nek: “Mi farò trovare pronto” è una canzonetta orecchiabile, ma niente di più. Poi arrivano i ribelli The Zen Circus con “L’amore è una dittatura” (cosa molto zen, ma poco sanremese).  Virginia scalda la voce e si stiracchia mentre Bisio elenca dettagli sul Festival, prima di lanciare Il Volo “Musica che resta” cantano… vedremo. Loro sono gasatissimi e all’Ariston sono di casa (il festival lo hanno già vinto nel 2015 con “Grande Amore”). 
Ma quando entra Loredana Bertè, tornata in gran forma, tutti in piedi o quasi per la prima donna della serata: “Cosa ti aspetti da me” però non graffia, non abbastanza.
Ecco il primo ospite Andrea Bocelli – 25 anni dopo la sua prima vittoriosa apparizione tra le Nuove proposte – con “Il mare calmo della sera”, che canta con Baglioni che un po’ si arrampica sulle note. Poi Bocelli padre cede il suo chiodo di pelle nero: «È lo stesso che indossavo 25 anni fa e che mi ha portato fortuna: non è un passaggio di testimone, ma un augurio che di strada ne hai da fare», puntualizza subito un papà Andrea emozionato. «Una grande responsabilità», commenta Matteo indossandolo orgoglioso, prima d’intonare la bella “Fall on me”. Ecco “Father and son” (non ce ne voglia Cat Stevens per la citazione) duettare insieme, il figlio in inglese e il padre in italiano.
Finalmente arriva Daniele Silvestri coadiuvato da Rancore che porta al Festival lo spiazzante “Argento vivo”. Bravissimi. Brano difficile, ma d’impatto Non come la giachetta di Bisio, però, che si concede un siparietto comico, tanto per stemperare il clima di un convincente Sanremo. «Baglioni fa politica al Festival? Ma da sempre la fa: già con “Passerotto non andare via” ha precorso i tempi. Diceva ai migranti di non andare, di venire in Italia. Lui è da sempre un sovversivo». E giù a citare titoli e mozziconi di canzoni del Claudio nazionale che: «Andava a Porta Portese a comprare i jeans al posto della divisa – insiste Bisio – e in Poster canta “qualcuno si lamenta ad alta voce del governo e della polizia”…». Prima che Claudio1 irrompe sulla scena con la sua chitarra e attacca “Sono qui”! E via a cantare tutti insieme, anche il pubblico in sala.
Ma il tempo vola e, neanche a metà serata (dopo il vincitore annunciato Ultimo e una sublime Paola Turci, falcidiata dalla laringite) arriva la Voce della musica italiana: Giorgia, per l’ennesima volta sul palco dell’Ariston ma sempre più emozionata. Tre frammenti dal suo Pop Heart e un duetto con Baglioni sulle note di “Come saprei” (brano trionfatore nel 1995). Far salire Achille Lauro sul palco, subito dopo, è una bestemmia. Ma tant’è. Via via tutti gli altri con una menzione speciale per Ghemon. La sua Rose viola convince. E per Simone Cristicchi e la sua “Abbi cura di me”, dolcissima e poetica preghiera laica.
Anche se, fin qui, a un primo ascolto, il pezzo più orecchiabile e radiofonico è quello di Arisa (Mi sento bene). La Tatangelo? Più matura, ma sempre troppo scontata e troppo uguale a se stessa … Insomma, alla fine della prima serata, manca il ritornello da canticchiare già da domani mattina. È il Sanremo della normalità, dell’armonia. Ed è già tantissimo, di questi tempi.
 
ORIETTA CICCHINELLI

6 Febbraio 2019
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo