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8:07 pm, 5 Luglio 18 calendario

Partito il salvataggio Due ragazzi all’uscita

Di: Redazione Metronews
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Il primo gruppo di ragazzi intrappolati in Thailandia dovrebbe aver iniziato percorrere il tragitto verso l’uscita della grotta. I 12 ragazzi sono stati divisi in 4 gruppi, il primo da quattro e gli altri da tre persone. Nel gruppo finale c’è anche il loro allenatore, che sarà estratto per ultimo.  Due dei ragazzi sono vicini all’uscita: si troverebbero nella camera 3, dove è stato preparato un presidio medico, e dunque il percorso più difficile sarebbe stato superato. Nella camera 3 è stato predisposto un presidio medico.
Difficoltà. Circa 4 chilometri, passaggi stretti (uno largo solo 38 centimetri) immersioni in tunnel allagati, pendenze e un lungo cammino tra correnti d’acqua e rocce: sono le difficoltà della missione di salvataggio. Il primo tratto è quello che presenta i rischi maggiori. Per superarlo, i ragazzi, che hanno trascorso circa 9 giorni senza mangiare prima di essere ritrovati, dovranno immergersi in uno stretto passaggio.   I ragazzi, molti dei quali non sapevano nuotare prima di essere soccorsi, hanno preso lezioni intensive sulla gestione delle attrezzature per l’immersione. Utilizzeranno maschere speciali che coprono l’intero viso e permettono loro di respirare naturalmente, oltre a comunicare con le squadre di soccorso. I sommozzatori esperti (sono 18, 13 stranieri e 5 thailandesi) hanno avvertito del rischio della missione ma hanno assicurato che è l’opzione migliore, resteranno sempre con i ragazzi, per guidarli. I ragazzi potranno tenersi a una corda attaccata al muro attraverso un percorso di saliscendi in un terreno roccioso con forti correnti d’acqua, illuminato artificialmente. Una volta usciti, i ragazzini saranno visitati e valutati dai medici. Ad attenderli, 13 ambulanze e cinque elicotteri, per il trasporto in ospedale.    Le precipitazioni sono una delle preoccupazioni principali,  l’acqua filtrata dal monte può tornare a inondare le gallerie.
Camini. I soccorritori thailandesi hanno scavato “più di 100 camini” sul versante della montagna, per creare un percorso alternativo all’evacuazione subacquea dei ragazzi intrappolati con il loro allenatore nella grotta. “Alcuni sono profondi anche 400 metri, ma non abbiamo ancora individuato la loro posizione”, ha riferito ai giornalisti Narongsak Osottanakorn, aggiungendo che la missione non ha la tecnologia necessaria “per individuare dove si trovano”. “Riteniamo siano a 600 metri di profondità, ma non conosciamo il punto esatto”, ha aggiunto. A proposito della quantità di ossigeno nella grotta, Osottanakorn ha detto che i soccorritori sono riusciti a creare una linea per pompare aria fresca e che sono anche stati richiamati i lavoratori non essenziali. Il calo di ossigeno era stato infatti un effetto collaterale negativo della presenza dei soccorritori nella grotta. In questo momento ci sono 4 medici con i ragazzi.
Morto. Uno dei soccorritori dei dodici ragazzi bloccati nella grotta di Tham Luang nel nord della Thailandia è morto nella notte, per carenza di ossigeno, mentre stava rientrando alla base dei soccorsi dal punto dove si trovano da ormai dodici giorni i ragazzi e il loro allenatore. Lo ha comunicato il comandante delle squadre speciali della Marina Thailandese, Arpakorn Yookongkaew. La vittima, Samarn Poonan, era un ex membro delle squadre speciali della Marina thailandese, stava lavorando come volontario e aveva poco più di trenta anni. “Ogni tentativo di salvargli la vita è stato vano”, ha dichiarato il comandante dei ‘Navy Seal’ thailandesi, aggiungendo che per stabilire la causa della morte occorrerà aspettare l’esito dell’autopsia. L’incidente non cambia nulla nella missione: “Continueremo finche’ non l’avremo portata a termine”. 
Ore decisive. La speranza di far uscire rapidamente i ragazzi intrappolati nella grotta thailandese si è affievolita dopo gli ultimi controlli medici: non sono ancora in grado di muoversi, farli immergere ora nei lunghi condotti pieni di acqua fangosa sarebbe un pericolo mortale. È quanto hanno concluso i dottori che hanno raggiunto il gruppo. In particolare è emerso che due dei ragazzi sono ancora in forte sofferenza dovuta alla malnutrizione. Ora il timore è rivolto all’arrivo di una nuova ondata di piogge monsoniche, attesa nel fine settimana, che potrebbe durare almeno cinque giorni e vanificare il gigantesco lavoro di svuotamento dell’acqua che è stato realizzato in questi giorni.
Operazione complicata. Che la “liberazione” dei 12 ragazzi e del loro allenatore non sarebbe stata cosa facile lo si era capito subito: ci vogliono ben 11 ore per compiere il tragitto di andata e ritorno tra l’entrata della grotta Tham Luang e il punto dove i giovani sono bloccati da ormai 13 giorni. Quattro tortuosi chilometri molti dei quali ancora sommersi. In particolare, mentre il primo tratto consente ormai di camminare con la testa fuori dall’acqua (il livello è stato ridotto di circa il 40 per cento grazie all’azione incessante delle idrovore), l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia – che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi – e i ragazzi, viene percorso in tre ore.
Si cerca un ingresso alto. Sommozzatori esperti hanno indicato il recupero dei ragazzi con immersione come l’ultima delle possibilità. Per questo all’esterno della grotta altre squadre di soccorritori continuano a perlustrare la giungla sulla montagna per tentare di individuare un ingresso alto. Il governatore della provincia di Chiang Rai, Osatanakorn, ha ribadito che si tratta di una «corsa contro il tempo», con una priorità: «Faremo sempre in modo che i bambini siano al 100% al sicuro». «Andremo avanti solo se il rischio è inferiore al 10%», ha aggiunto uno dei responsabili. L’azione delle 20 pompe di drenaggio permette di estrarre circa 10 mila litri all’ora, il che si traduce in una diminuzione costante ma infinitesimale (circa un centimetro) del livello delle acque nel vastissimo labirinto sotterraneo. Intanto si sta comunque proseguendo l’addestramento dei ragazzi all’uso delle maschere da sub.

5 Luglio 2018
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