Inquinamento
9:30 pm, 30 Novembre 17 calendario

Marchio di bibita su chela di astice

Di: Redazione Metronews
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Canada Il logo della Pepsi Cola è ben riconoscibile sulla chela di un astice pescato al largo del Canada. Ma (forse) non è un’operazione di marketing. Piuttosto è l’esempio visibile e concreto dei problemi di inquinamento che affliggono le acque del pianeta minacciando la vita che vi abita. 
La foto (che sembra autentica) è stata postata su Facebook da Karissa Lindstrand, una pescatrice che ha trovato nella sua rete lo strano crostaceo al largo delle coste di Grand Manan, in Canada. «All’inizio ho pensato fosse proprio una Pepsi – ha dichiarato – Ho guardato più da vicino e ho notato chiaramente la stampa sulla chela. Avevo visto chele deformate, ma non ho mai visto niente di simile prima».
Il mistero è come sia avvenuto questo trasferimento di immagine. C’è chi ha immaginato che l’astice (l’astice ha le chele, l’aragosta no) sia cresciuta vicino a una lattina, tanto da assorbirne i colori. Ma l’ipotesi non convince. Sembra più probabile che si tratti di un imballo di plastica che si è attaccato al crostaceo ma restandovi talmente a lungo da diventare di fatto parte della chela, con tanto di colori. Non si tratta cioè di plastica o carta “appiccicata”, ma di pittura, che poteva essere grattata via. Una specie di tatuaggio. Ma anche questa ipotesi è complicata, e la stessa pescatrice ha ammesso: «Sto ancora cercando di capire cosa fosse».
Quello che è certo è che la plastica e gli altri rifiuti hanno invaso orma i tutti i mari con quello che viene detto “marine litter” e che mette a rischio gli ecosistemi. La plastica in particolare è molto pericolosa per le creature marine, in forma sia diretta che indiretta. Essa infatti può essere da loro ingerita – che si tratti di grandi cetacei, di pesci, di tartarughe o di crostacei – portando a problemi fino alla morte per soffocamento. Gli animali possono poi restare pericolosamente e anche letalmente  intrappolati dai rifiuti. Ma inoltre la plastica può bloccare il “respiro” degli ambienti e degli ecosistemi, stroncando lo sviluppo e le forme di vita lì esistenti, che sono poi alla base della catena della vita. 
OSVALDO BALDACCI

30 Novembre 2017
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