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8:00 am, 13 Settembre 17 calendario

Nella vecchia fattoria si fa Rete

Di: Redazione Metronews
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Wwworkers è la community dei lavoratori della rete, dipendenti o imprenditori che operano con le nuove tecnologie e che si raccontano su wwworkers.it e su Metro. 
Ha realizzato il suo sogno Miguel Acebes, 36enne imprenditore agricolo nato a Madrid e dai 12 anni in Italia. Un sogno che coltiva da quando era piccolino e trascorreva intere estati e inverni nella fattoria di famiglia. Lì nonna Assuntina lo chiamava a tavola per il pranzo con quel suono diventato poi il nome della sua impresa: Tularù. «Durante la mietitura nonna si affacciava dal casale e con quel tularù ci voleva dire che era pronto a tavola», ricorda Miguel, che oggi vive e lavora nella fattoria di famiglia. Siamo nell’altopiano reatino di Ponzano di Cittaducale, in mezzo alle valli dei fiumi Salto e Velino, ad un’ora e mezza da Roma. La fattoria è composta da un casale di tre piani ed è circondata da sessanta ettari di terra, di cui quaranta di bosco autoctono con querce, olmi, carpini. «Vogliamo riportare in auge l’utilizzo di grani antichi nell’appennino. Abbiamo convertito una vecchia stalla in un innovativo laboratorio per la produzione dei prodotti della terra, lavorando sulla reintroduzione di sementi autoctone in disuso, trasformando gli alimenti in una logica di abbassamento dei costi», racconta Miguel.
La sua impresa si declina al plurale per tante ragioni. Una di queste ha a che fare col cuore, perché Miguel porta avanti l’azienda agricola con sua moglie Alessandra. Ma quel tularù, richiamo verso un momento di condivisione, è diventato il segno distintivo del suo fare impresa e fare rete. Oggi su Tularu.it nasce la prima social valley italiana, che riprende il nome dalle note social street urbane.
«Abbiamo deciso di coinvolgere produttori e consumatori nella coltivazione nei campi perché insieme facciamo rete e allo stesso tempo riusciamo ad abbassare anche il prezzo dei prodotti venduti alla comunità. Abbiamo attivato una filiera con altri agricoltori di Rieti: c’è un pastificio artigianale, un panificio e tanti altri agricoltori. In tutta una decina di imprese e attività».
Così tradizione fa rima con innovazione.  «Il nostro è un recupero delle tradizioni, ma declinato in modo attuale, contemporaneo, digitale. Il processo produttivo dell’alimento è sempre stato un fattore fondamentale di aggregazione sociale e le comunità si ricreavano di fronte ad atti agricoli. Quando la produzione di cibo è diventata un atto industriale tutto questo si è perso. Ecco, noi vogliamo recuperare quegli atti».
Così Miguel e gli altri agricoltori in rete sono ripartiti da quello che c’era. A cominciare dal grano, re della collina di Ponzano. Recuperando un patrimonio di grani particolarissimi. Come il Rieti, il Terminillo, il Verna, il Frassineto, la Biancola. «Abbiamo scelto di coltivare grani antichi e lo vogliamo fare in filiera, riunendo produttori agricoli, di pianura e di montagna per una farina di territorio e una produzione di valore».
In questo modo i vicini diventano una comunità allargata, anche oltre l’elemento fisico. «Riusciamo a raggiungere tanti “vicini” digitali grazie ai social media». E i momenti aggregativi offline intercettano persone partendo proprio dall’online. Proprio a fine luglio è andata in scena la Festa della Mietitura, con quasi 500 persone in tre giorni. «Sembra che siamo da soli in mezzo alla montagna, ma in realtà siamo circondati di persone e di affetto».
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti
 
 
 
 

13 Settembre 2017
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