Il rimedio del giorno dopo
Una abitazione su sei è a rischio. Serve rendere obbligatorio il certificato di stabilità. Ogni disastro, annunciato, presenta la ricetta del giorno dopo. Così per il crollo della palazzina di Torre Annunziata. E’ la liturgia del day after dei terremoti: occorre un piano di prevenzione e l’assicurazione obbligatoria. Rileggetevi le litanie all’indomani dell’incendio del grattacielo popolare di Londra: al di qua della Manica, da noi, poteva succedere lo stesso dramma, visto che, gli impianti elettrici della maggioranza dei nostri stabili risalgono alla preistoria. Eppure, qualche legge che obbliga alla messa a norma c’è. Vale il principio tana libera tutti. Ognuno fa come vuole. Vedi le montagne che si sgretolano e travolgono i paesi per gli abusi edilizi, condonati, e quant’altro permette la costruzione di case in luoghi impensabili. Dalle pendici dell’Etna a quelle, già sperimentate, per i disastri provocati, a Pompei, nei dintorni del Vesuvio.
Madamina, il catalogo è questo. E’ cambiato poco o nulla il menù di quello che non va. Il problema è che ci siamo spinti in là con l’incuria. Troppa roba da rimettere a posto. Da disfare e ricostruire. Mentre i disastri non fanno paura perché si pensa accadono ai vicini, mai a noi. In questo cimitero di elefanti stridono le falcate del green, pronte a offrire una gamma innovativa di prodotti per costruire case sicure, eco e moderne. Sono più notizie da copertina che la realtà. Anche i più volenterosi, e disponibili, sono costretti a rinunciare e fare marcia indietro perché è troppa la burocrazia e i costi proibitivi. Non ci rimane che l’arma della sanzione, insieme ai controlli serrati e, quindi, l’obbligo di uniformarsi alle leggi. E’ stato così per la raccolta differenziata. Ma, nell’edilizia, quando si toccano case di proprietà (e i forzieri delle aziende di settore), ricorsi e controricorsi sotterrano pure lo spirito di Braveheart. L’interesse particolare prevale. Non deve, quindi, stupire l’andare e venire degli accordi sul clima, come al G20 di Amburgo, dove, di fatto, ormai, ogni Paese interpreta la Conferenza di Parigi a proprio uso e consumo. E’ la contingenza. La contemporaneità che frega. Seguiamo la discussione sulle città inquinate: la sola soluzione è togliere le auto. Oppure cambiare vettura e prenderne una che non inquina. C’è un prezzo. Chi è disposto a pagarlo? Lo stesso per le case che si sbriciolano. Non c’è consapevolezza, responsabilità e rispetto della propria vita e di quella altrui, quasi avessimo rinunciato al domani, vivendo ogni giorno come fosse l’ultimo. Zero futuro.
MAURIZIO GUANDALINI
Economista e giornalista
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