Maurizio Guandalini
6:00 am, 15 Giugno 17 calendario

Occhio ai Grenfell di casa nostra

Di: Redazione Metronews
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L’OPINIONE Il Grenfell Tower andato a fuoco era un grattacielo popolare. Appartamenti delle case popolari inglesi. Gestite dal comune. Quell’incendio era annunciato perché da anni gli inquilini denunciavano l’inadeguatezza e chiedevano interventi urgenti. Conta e ci serve segnalare questo che non è un particolare secondario. Potenzialmente sapete quanti Grenfell Tower ci potrebbero essere da noi? Case e palazzi non sicuri. Scarsa manutenzione. Ascensori non a norma. Impianti elettrici vecchi come il cucco. Manco a pensarci a rifarli. Facciate che perdono i pezzi. Cornicioni che crollano. Tapparelle  di plastica rotte. Infissi che lasciano passare i tifoni. Marciapiedi gruviera. Condotte dell’acqua da bonificare. Giardini incolti.  Tetti zeppi di infiltrazioni. Grondaie voragini. Citofoni sventrati. 
Vi abbiamo fatto l’elenco, non completo, di una situazione di ordinaria amministrazione nelle case popolari della periferia di Milano, Roma o Torino. Ma anche in diverse province minori si viaggia a questi livelli osceni. Per carità di grazia, non è che il finale deve essere, per forza, un incendio di proporzioni simili a quello inglese, ma la partitura rimane la stessa. Soprattutto dal lato dell’ascolto. Gli enti interessati ai quali si segnala quello che non va, che non funziona o che c’è da rifare, spesso, manco ti rispondono. E, se rispondono, fanno scattare la solita cantilena: non ci sono soldi, non sappiamo che fare. Da qui, poi, sgorgano a catena, le imbarazzanti discussioni sul degrado delle periferie, l’emarginazione e la criminalità. 
In Gran Bretagna non c’è la fissa come da noi della casa di proprietà, ma un tentativo per risolvere il vuoto c’è stato.
La Lady di ferro, Margaret Thatcher propose di vendere, o donare, le case popolari ai cittadini che ci abitavano. Solo responsabilizzando, attraverso la proprietà, chi ci abita dentro, si prende cura dell’immobile. Bella filosofia, rimasta sulla carta. In Italia è come parlare ostrogoto. Vi risparmio la quantità di volte che, in diverse sedi, ho proposto di seguire l’esempio inglese: vendere a prezzi stracciati, attraverso affitto, rata del mutuo o donazione, con il riscatto per chi ci abita da 30 o 40 anni. Ma da noi prevale la tradizione di risolvere questi problemi con l’elemosina e la compassione. E’ sempre stata la liturgia preferita dai sindacati degli inquilini e, a pari, degli enti regionali, covo di stipendi d’oro per politici trombati e sequela di clientele facili, che gestiscono le case popolari. Chi è povero conviene tenerlo povero. Guai a cambiargli in meglio le condizioni di vita. 
MAURIZIO GUANDALINI
Economista e giornalista – Fondazione Istud

15 Giugno 2017
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