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8:00 am, 3 Maggio 17 calendario

Quei ricercatori che scommettono sul cibo del futuro

Di: Redazione Metronews
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Il cibo del futuro abita in Puglia. A produrlo ci stanno pensando quattro giovani affamati di innovazione. La loro impresa sin dal nome si declina come una prima persona plurale. Si chiama Apulia Kundi e Kundi in lingua africana significa squadra. Così nella assolata pianura barese questi ricercatori diventati startupper coltivano la spirulina, una microalga di colore verde e blu caratterizzata da un elevato valore nutrizionale e da un basso impatto ambientale, definita dalla FAO il cibo del futuro.
Siamo a Grumo Appula, tredicimila abitanti nell’area metropolitana di Bari, mentre la sede operativa è a Bitetto. «È qui che abbiamo le vasche di acqua coltura in affitto. Non è facile allevare l’alga. Anche se il microclima è comunque ottimale, produciamo in serra per contenere dispersioni e contaminazioni aeree», precisa Raffaele Settanni, 36enne biologo e tecnico di laboratorio. Insieme a Danila Chiapperini, Flavia Milone e Mara Zacchino ha deciso di dedicarsi all’alga, di studiarla, di produrla, di farne un’impresa.
Questi quattro under 36 hanno studiato biologia, chimica, biotecnologia, persino filosofia. E in fondo anche storia. Perché è dal passato che hanno tratto una lezione per il futuro dell’alimentazione. Infatti questo integratore alimentare naturale affonda le radici nel passato più remoto, arrivando agli Aztechi che addirittura definivano la spirulina come il cibo degli dei. Oggi si sa che contiene tre volte le proteine della carne, addirittura quarantacinque volte il ferro degli spinaci. «La spirulina è un prodigio della natura: esiste prima ancora dei dinosauri. Ha enormi proprietà nutraceutiche – per esempio è ricca di Omega 3, Omega 6 e antiossidanti – e ha un basso impatto ambientale. Basti pensare che per produrre le stesse proteine della carne si utilizza un cinquantesimo dell’acqua necessaria», racconta Raffaele.  
Impresa sostenibile, perché l’impatto è molto più contenuto rispetto ad altre coltivazioni. «Le vasche non sono riscaldate. Ecco perché produciamo sette mesi all’anno, più o meno dalla primavera a dicembre».
Il progetto è partito nel 2012 con il bando “Bollenti Spiriti” della Regione Puglia, in sinergia con l’Università di Bari, facoltà di farmacia e agraria. L’idea è arrivata direttamente dall’Africa, importata dai ricercatori startupper. «Siamo stati tante volte in Malawi. Lì ci siamo resi conto che la malnutrizione spariva dove c’erano le vasche di spirulina. E così è nato il primo impianto pugliese. Da allora facciamo allevamento a scopo di ricerca e divulgazione. Poi da un anno facciamo anche produzione di stick di Spirulina». Al momento l’e-commerce copre  il mercato italiano e si rivolge ad un acquirente dal cuore verde, informato sulle tematiche alimentari e ambientali.
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti
 

3 Maggio 2017
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