Tony Sacuucci
6:30 pm, 10 Novembre 16 calendario

Se lo studente registra la lezione

Di: Redazione Metronews
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Ogni tanto qualche studente chiede se può registrare la lezione. Rispondo che se vuole annoiarsi due volte può farlo senz’altro. Al mio assenso, in genere, segue lo sbigottimento  della classe, evidentemente non abituata a una prassi del genere. Ma è legale registrare la lezione? A questa e tante altre domande risponde il vedemecum “La scuola a prova di privacy” che il Garante per la privacy ha appena pubblicato e destinato a tutte le scuole d’Italia.
Quello della diffusione di dati sensibili è un tema che ha bisogno di continua riflessione e legislazione. Un telefono è tutto: macchina fotografica, mpd, registratore, e mezzo di diffusione su internet, con possibili effetti devastanti come la cronaca degli ultimi tempi ha mostrato.
Eppure, il vademecum non risolve assolutamente il problema. Qui mi riferisco solo a un particolare aspetto della questione privacy. A pagina 21 del vademecum possiamo leggere che “è possibile registrare la lezione esclusivamente per scopi personali, ad esempio per motivi di studio individuale. Per ogni altro utilizzo o eventuale diffusione, anche su Internet, è necessario prima informare adeguatamente le persone coinvolte nella registrazione e ottenere il loro esplicito consenso”. Dunque, si può registrare la lezione. Ma subito dopo la questione si ingarbuglia: “Nell’ambito dell’autonomia scolastica, gli istituti possono decidere di regolamentare diversamente o anche di inibire l’utilizzo di apparecchi in grado di registrare”. In altre parole, un istituto può negare il diritto (ma è un diritto?) a uno studente di registrare la lezione. E non è assolutamente chiaro neanche cosa succede se, in caso di assenso da parte dell’istituto, l’insegnante dovesse negare il permesso. E un’altra cosa andrebbe capita: come tutelare un insegnate nel caso in cui venga diffusa una frase estrapolata da una lezione? Perché è bene precisare che la lezione non è prettamente una conferenza. Deve essere preparata come una conferenza ma deve essere flessibile, deve essere una continua interazione. Forse è per questa poca chiarezza che molti insegnanti non vedono di buon occhio la diffusione di questa pratica? O, più malignamente come ho letto una volta su un giornale nazionale, gli inseganti si vergognano delle proprie lezioni?
Tony Saccucci
insegnante e scrittore

10 Novembre 2016
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