Maurizio Zuccari
8:54 pm, 3 Novembre 16 calendario

Al Aqsa e l’Italia Le parole e i fatti

Di: Redazione Metronews
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Le parole sono importanti, diceva un maestro del cinema nostrano, accompagnando al monito un sonoro ceffone. Tanto più importanti se riguardano la questione palestinese, o meglio della Palestina occupata da Israele, tra le più spinose del mondo contemporaneo. Che la Palestina sia occupata da Israele non sono i terroristi islamici a dirlo ma l’Onu, che non ha mai riconosciuto l’occupazione manu militari di buona parte del territorio palestinese, compresa Gerusalemme Est, con le guerre del ‘48 e del ‘67. Buon ultima, l’Unesco ha ribadito che per rispetto dei luoghi santi per le tre fedi monoteiste, sulla spianata della moschea di Al Aqsa lo stato occupante – Israele, appunto – dovrebbe astenersi da ogni provocazione verso le altre fedi e tantomeno impedire agli arabi l’accesso al luogo a loro sacro.
La risoluzione – passata con il voto contrario o puntuale astensione degli sponsor di Israele, Italia compresa – ha osato persino chiamare questo luogo col suo nome arabo, anziché con l’ebraico Monte del tempio. Apriti cielo. Tanto è bastato perché i media mainstream e le anime belle e sensibili gridassero allo scandalo, al complotto antiebraico. Il premier Renzi ha persino bacchettato i diplomatici, rei d’aver fatto il loro dovere, dichiarando che su certe cose non si scherza, si spacchi l’Europa piuttosto che fare uno sgarbo simile agli ebrei, alla sacra memoria dell’Olocausto.
Sulla spianata della moschea di Al Aqsa Ariel Sharon andò a passeggiare coi suoi scarponi militari nel 2000, scatenando la seconda Intifada e infiniti lutti. Su quella spianata gli estremisti ebraici (ma non solo loro) vorrebbero spianare chiese e moschee per edificare il Terzo tempio – il secondo fu abbattuto da un imperatore romano d’origini sabine, Tito – per ricordare al mondo che quella terra è solo loro, gliel’ha affidata un noto agente immobiliare fin dalla remota antichità, e guai a chi dice il contrario. E tanto peggio a chi l’abitava prima e pretende starci, e pregare, assieme ai nuovi arrivati, gli occupanti.
In un bel saggio che andrebbe adottato nelle scuole come libro di testo, Ernesto Marzano – fratello dell’ex ministro Antonio – definisce Israele il killer che piange, in omaggio al “chiagni e fotti” di matrice partenopea in cui sono ferrati pure dalle parti di Tel Aviv. E sottolinea come chi abbia un briciolo di buon senso e buona volontà debba aiutare arabi e israeliani ad amarsi, non ad armarsi. Le parole sono importanti. E l’Italia, in mezzo a opposti integralismi, dovrebbe fare la sua parte per evitare di sbagliarle, rischiando ceffoni da ogni parte.

3 Novembre 2016
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