LETTERA DENUNCIA
10:33 pm, 5 Ottobre 16 calendario

San Camillo, dopo 56 ore muore al pronto soccorso

Di: Redazione Metronews
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ROMA Una morte «senza dignità», denunciata con una lettera aperta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Così un giornalista di Askanews, Patrizio Cairoli, ha denunciato il decesso del genitore  avvenuto alcuni giorni fa nell’ospedale San Camillo.
«Mio padre è morto dopo 56 ore, passate interamente in pronto soccorso, nonostante fosse malato oncologico terminale, nella sala dei codici bianchi e verdi, ovvero i casi meno gravi». Nella lettera il giornalista ha ripercorso gli ultimi tre mesi di vita del padre, dall’attesa per accedere alla radioterapia (presso un’altra struttura), a miglioramenti delle sue condizioni di salute «che non sono mai arrivati».
Il figlio del signor Marcello ha raccontato che quando era chiaro che l’unica soluzione era rivolgersi a una struttura per malati terminali e garantire al padre una morte dignitosa con la terapia del dolore, era ormai troppo tardi: il signor Marcello, 56 ore prima di morire è stato accompagnato in preda a forti dolori al pronto soccorso del San Camillo, «dove finalmente gli è stata somministrata la morfina. Accanto aveva anziani abbandonati, persone con problemi irrilevanti che parlavano e ridevano, vagabondi e tossicodipendenti che, di notte, cercavano solo un posto dove stare. Nell’orario delle visite la sala era sovraffollata di parenti che portavano pizza e panini ai malati e che non perdevano l’occasione per gettare lo sguardo su mio padre». Per garantire al paziente che stava morendo un po’ di dignità i familiari hanno dovuto insistere per chiedere un paravento, poi con un maglioncino e dello scotch, e facendo scudo con i loro corpi, hanno impedito che l’uomo morisse tra gli sguardi dei presenti.
Controlli e ispezioni
Ieri il presidente della  Regione Nicola Zingaretti ha fatto sapere di aver chiesto al Dg dell’ospedale una relazione dettagliata sulla vicenda, e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha disposto l’invio di una  task force per fare luce sul decesso.
La difesa del San Camillo
L’azienda ospedaliera del San Camillo, nell’esprimere profondo rammarico e dolore umano per l’ accaduto, ieri ha precisato: «Il signor Cairoli era nell’area dei codici verdi e bianchi non per la gravità clinica, ma perché presso quel settore è consentito l’accesso dei familiari in maniera più continuativa». La direzione ha poi ricordato che quasi nessun pronto soccorso dispone di settori dedicati ai malati terminali, «un limite che stiamo cercando di affrontare, grazie a nuove risorse che la Regione  ha stanziato per realizzare una nuova area di pronto soccorso che preveda  due settori deputati al “fine vita”.
METRO

5 Ottobre 2016
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