Amministrative 2016
8:07 pm, 20 Giugno 16 calendario

Pd alla resa dei conti M5S prove di governo

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Non è stato un voto di protesta, ma di cambiamento». È curiosamente identica la lettura dei ballottaggi delle amministrative fatta dal premier Matteo Renzi e dal leader del M5S, Beppe Grillo. «Ha vinto chi ha interpretato meglio l’ansia di cambiamento e non la protesta fine a se stessa. La vittoria dei Cinque Stelle contro il Pd è netta – ammette il segretario Renzi – ma non drammatizziamo nè minimizziamo. Il popolo di alcune città ha dato un messaggio che deve far riflettere il Pd, lo faremo nella direzione dem di venerdì, giorno di San Giovanni che, come si dice a Firenze, non vuole inganni. Quindi sarà una giornata magnifica». Ma il confronto rischia di essere assai più che «franco e sincero», con la minoranza interna che affila le armi. Da Pierluigi Bersani, che questa volta ci sarà, e mostra insofferenza perchè da tempo aveva invitato a guardare alla realtà, lanciando l’allarme di un partito «che si sta disgregando sul territorio ed è lontano dai bisogni reali del Paese», a Roberto Speranza – che rilancia il tema del dannoso doppio incarico segretario-premier di Renzi, parlando di un partito «sfilacciato e non più credibile nella sua missione» – sino a Gianni Cuperlo che invoca «un cambio di rotta». Insomma si apre la fase congressuale del Pd e tramonta il “mito dell’infallibilità” di Renzi. Così si torna a parlare di modifiche dell’Italicum e schieramenti opposti sul referendum di ottobre.
Mentre Grillo gongola
Intanto sul fronte dei Cinque Stelle quello che è successo nel secondo turno delle amministrative, con la conquista di Roma e Torino, viene visto come «una svolta epocale». «È il cambio di passo del Movimento – ha sottolineato Beppe Grillo – riconosciuto dai cittadini come una forza di governo affidabile e capace di esprimere candidati validi e competenti. Ci sono vincitori e vinti. Persone, idee e valori che hanno vinto e che hanno perso. Ha perso chi non conosce il Paese e vive solo nel palazzo. Una cosa su tutte emerge dai dati: l’unica alternativa valida di governo, capace di vincere in maniera netta – nonostante una campagna denigratoria orchestrata dal Pd ed eseguita dai media – con un’unica voce e senza imbarcare la qualunque è il M5S». Grillo ha respinto la tesi del voto di protesta: «È un voto di cambiamento, hanno vinto i cittadini che vogliono cambiare questo Paese. Dieci anni fa i tecnici politici italiani hanno detto che il Movimento non avrebbe mai sfondato in politica. Invece si vola e d’ora in poi cambieremo quota perchè l’impossibile non c’è». Prossima tappa, Palazzo Chigi.
Il centrodestra dopo Milano
Dopo i ballottaggi il centrodestra tira le somme. «Dove andiamo uniti si vince, comunque abbiamo tenuto», è il commento di Forza Italia, che parla di «avviso di sfratto per Renzi» in vista del referendum di ottobre. Pesa la sconfitta di Milano, già roccaforte berlusconiana, dove i big azzurri lombardi e quelli del Carroccio ridimensionano le velleità da leader del “civico” Stefano Parisi. Anche se molti si affrettano a sostenere «che da qui bisogna ripartire», indicando il capoluogo lombardo come il laboratorio del futuro centrodestra, alternativo alla sinistra renziana e al voto di protesta grillino. Una versione aggiornata del “grande centro” che guardi alla società civile e raccolga quell’elettorato moderato di delusi e astenuti. Ma la guerra su chi dovrà essere il partito guida della coalizione del futuro è più che mai aperta. La «bella batosta» elettorale «segna finalmente la fine della politica del prosciutto sugli occhi – sostiene il leader Ncd, Angelino Alfano – il vecchio centrodestra come l’abbiamo conosciuto non esiste più, mentre c’è il tentativo di Salvini di fare una destra estrema. Ecco perchè dobbiamo far nascere un’area moderata, popolare e liberale, che sia aggregante e competitiva».
Ai leghisti brucia la perdita di Varese
«Quella di Varese è una sconfitta che brucia, mentre a Milano ha pesato l’astensione». Così il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, sui ballottaggi che hanno portato alla vittoria del centrosinistra sia a Milano che a Varese, “roccaforte storica” della Lega, conquistata da Davide Galimberti. «La sconfitta brucia, ma non ci si ferma – ha aggiunto Salvini – perchè quando si cade ci si rialza, domandandosi perchè si è caduti». Forse «qualche amico dei partiti alleati non ci ha creduto sino in fondo». Quanto a Milano, «perdere per 17 mila voti, quando 500 mila concittadini non sono andati a votare è significativo, ma è colpa nostra». Anche il governatore lombardo Roberto Maroni si dice «addolorato» per la sconfitta a Varese – «perchè era un simbolo» – dove ha corso come capolista e annuncia che resterà in consiglio comunale «come voce critica».
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20 Giugno 2016
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