Amministrative 2016
12:05 am, 14 Giugno 16 calendario

Giachetti: fidatevi, so come cambiare Roma

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Se la Capitale non mette in campo una politica dei sì, dell’orgoglio e delle opportunità finirà per afflosciarsi in pieno declino». Ne è convinto Roberto Giachetti, candidato sindaco di Roma del Pd e liste collegate, che prosegue: «Perché fidarsi di me? Perché ho esperienza e in Campidoglio ci sono già stato. Quando nel 1993 sono arrivato come capo di gabinetto del sindaco Rutelli la situazione era simile a quella di oggi, con amministratori di aziende e assessori travolti da Tangentopoli. Abbiamo gestito il Giubileo del 2000, con 800 cantieri senza un morto ed ho firmato lavori per centinaia di miliardi di lire senza che Procura e Corte dei Conti mi abbiano detto mai neanche “buongiorno”. Se abbiamo paura di essere mangiati dal “mostro” della corruzione cosa ci candidiamo a fare per guidare Roma? Io farò tutto il possibile perché questa città si riscatti, per farle ritrovare un’anima».
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La sua concorrente si presenta come paladina del cambiamento.
Un conto è professarlo, un altro praticarlo. Io ho inviato in anticipo le liste dei candidati all’Antimafia, ho fatto i nomi della Giunta senza aspettare il primo turno in modo da sottrarli alla contrattazione. Pensate che questi atti non abbiano creato dei grandi mal di pancia? Dall’altra parte non è uscito nemmeno il nome di un assessore. E poi la Raggi è solo per il no, mentre Roma è una città al collasso in pieno declino. Il problema è come farla ripartire, come sfruttare le occasioni: se non ci saranno le Olimpiadi ci sarà il Giubileo del 2025 o penseremo a qualche altra cosa. Con i no non si va lontano.
Come uscire dal baratro del debito del Campidoglio?
Dovremo rinegoziarlo e abbattere gli sprechi che sono moltissimi. Il governo Renzi è stato il primo a dare 110 milioni extra gettito a Roma, ma i trasferimenti fanno ridere rispetto a quelli previsti per altre Capitali e anche, in proporzione, per altre città italiane. Sono pronto a chiedere altri soldi al governo, ma prima voglio dimostrare di essere stato capace di rimettere in ordine il bilancio ordinario.
Olimpiadi sì o no?
Sì, per i 170 mila posti di lavoro, per completare gli impianti abbandonati, per prolungare la metro A da Anagnina sino a Tor Vergata, per ridare a Roma quell’emozione che ha vissuto nel 1960. Sono opportunità che senza le Olimpiadi non ci saranno.  Il grande evento non è in alternativa e in contraddizione con la cura del quotidiano e con le risposte che vanno date ai bisogni dei cittadini. C’è il problema dei terreni di Tor Vergata? Come Campidoglio vigileremo, entreremo nel Comitato locale delle Olimpiadi, saremo noi a decidere cosa e come realizzare. Quella è l’unica cubatura per il villaggio degli atleti, che poi servirà o come residenza per i parenti dei malati o per gli studenti fuorisede. Chi ci guadagna? A naso la città tutta, con l’occhio vigile dell’amministrazione. Io l’ho già fatto per il Giubileo.
E lo stadio della Roma va fatto?
L’approccio è lo stesso. È un’opera privata che deve stare nei paletti della legalità e della sicurezza. Si deve fare con la migliore qualità e la migliore possibilità per la città di trarne dei benefici. Prima di scegliere Tor di Valle sono state vagliate decine di aree. Ci darà 400 milioni per le urbanizzazioni nella zona che noi non avremo mai e nell’ultima versione è anche un bel progetto architettonico. Un sindaco deve fare in modo che la città possa avere investimenti privati. Penso ad una ricaduta dello stadio anche per potenziare la Roma-Lido. La Raggi tempo fa aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto entrando in Campidoglio sarebbe stata quella di bloccare lo stadio. Con me lo stadio si fa, con lei no.
Come affrontare la “macchina” amministrativa capitolina?
Quella della burocrazia e della struttura amministrativa è la madre di tutte le riforme. Basti pensare che il sito web del Comune è sostanzialmente quello che ho avviato io 25 anni fa e che a più di una settimana dal voto non abbiamo i risultati elettorali dei Municipi. O ripensiamo ad una missione o non andiamo da nessuna parte. Bisogna partire dal pieno decentramento di poteri, soldi e organico verso i Municipi che sono il punto di riferimento più vicino per i cittadini e devono gestire i servizi. Poi bisogna ragionare su scala di Città metropolitana, potenziando per l’amministrazione centrale le funzioni di programmazione e di controllo. Naturalmente l’operazione va accompagnata con un’evoluzione dal punto di vista tecnologico, della digitalizzazione e della semplificazione.
I dipendenti capitolini la seguiranno in questo percorso?
Non accetto generalizzazioni sui “fannulloni”. Troppo facile scaricare le responsabilità sui dipendenti, umiliati e frustrati. C’è una responsabilità di chi deve guidare e dare una missione. Molti si sono arresi all’andazzo, occorre ridare loro una possibilità. Io ho detto che tirerò una linea, metterò in campo tutto il possibile perché questa città si riscatti. Li chiamerò a partecipare a questo progetto, creando tutte le condizioni favorevoli, dalla formazione alla tecnologia. Vedremo cosa succede. A suo tempo funzionò.
Come creare una netta discontinuità sulla corruzione?
Intanto siamo persone diverse da quelle di prima e non è un fatto marginale. Poi io ho già svolto un incarico in Campidoglio gestendo grandi opere e dimostrando di poterne essere immune. Ci sarà un filo diretto con Cantone e ho indicato come capo di gabinetto Alfonso Sabella proprio perché lo abbiamo visto efficacemente all’opera. Metterlo nel cuore e snodo nevralgico dell’amministrazione è un’indicazione chiara di dove voglio andare. Mafia Capitale ha preso piede perché non c’era capacità e volontà di controllo. Chiusi i contratti, non si andava a verificare la qualità dei servizi. Faremo una rivoluzione sul piano della trasparenza e della tracciabilità, con semplificazione e open-data.
Cosa fare subito per dare una mano alle famiglie?
Per gli asili stiamo per regolarizzare le 5.000 precarie che ci lavorano, come garanzia che quelli che ci sono siano aperti. Ho proposto di reintrodurre la tessera gratuita dei trasporti per gli over 70 e stiamo studiando la possibilità di abbonamenti ridotti del 50% per gli under 20. Per le famiglie, senza scendere in promesse elettorali, il concetto di fondo è quello di lavorare sulle cose semplici e quotidiane per restituire qualità della vita. Immagino poi una città dove l’amministrazione non è ostile alla partecipazione e accoglie la voglia dei cittadini di dare una mano. Su questo spingeremo il più possibile.
E la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali?
Sono favorevole, ​ma è il paradigma di quello che non ha funzionato. Doveva essere il più grande e affascinante parco archeologico del mondo è stata proposta solo come una misura di traffico. La città ne ha visti solo i disagi e non ne ha intravisto le molte opportunità. Sui cambiamento va costruito consenso. Ovviamente non è indifferente il percorso della metro C. Sono convinto che l’asse dello sviluppo di questa città siano il turismo e la cultura, di cui la realizzazione del Parco archeologico centrale sarebbe il fulcro. Ma penso anche ad un progetto speciale per valorizzare le peculiarità uniche, storiche e naturalistiche, di Ostia. Perché ora ci sono le cosche? Perché non bastano Pignatone e la polizia, serve una messa a sistema di valorizzazione che porti alla riconquista del territorio. Ma bisogna investirci.
Come affrontare il deficit dell’Atac?
Non ho mai detto che voglio privatizzare Atac. Il mio impegno è quello di risanare l’azienda e farla tornare ad essere un fiore all’occhiello. Il nuovo direttore generale sta facendo un lavoro importante, però ha avuto solo la mia solidarietà quando ha portato in tribunale le carte con le malefatte. Bisogna risanare, riorganizzare e combattere l’evasione tariffaria anche con i biglietti elettronici. Assistenza e manutenzione devono tornare all’interno dell’azienda. Atac si salva recuperando fiducia solo se c’è un patto incrociato tra amministrazione, romani, azienda e lavoratori.
È giusto usare il costo delle strisce blu come metodo per disincentivare l’auto privata?
Dobbiamo disincentivare il traffico privato soprattutto nell’area centrale, ma per questo serve che la metro C arrivi almeno all’Olimpico con le fermate originariamente previste. Mi pare poi abbastanza improprio che si paghi la stessa tariffa delle strisce blu a piazza del Popolo come a Monteverde.
Cosa farete subito?
Nei primi cento giorni 150 nuovi bus in strada, e poi porteremo a 120 km le corsie preferenziali protette e con telecamere per far recuperare tempo ai romani che oggi passano in media sui mezzi pubblici un’ora e mezza al giorno. Abbiamo l’ottimo esempio del tram 8 che è diventato competitivo con l’auto privata. Bisogna investire sui tram, completare la linea C, fare il prolungamento della A sino a Tor Vergata e quello della B sino a Casal Monastero. Ma per le metropolitane servono soldi. Ecco perché dico sì alle Olimpiadi.  Altrimenti quella roba lì non la possiamo fare.
Cosa ne pensa dei servizi innovativi di mobilità urbana come Uber?
Non si può fermare il vento con le mani e dunque sono consapevole che arriveranno anche a Roma. Il punto è distinguere bene il servizio pubblico da quello che non lo è. Non sono di principio contro Uber, ma deve esserci differenza: le preferenziali le faremo usare solo al servizio pubblico. Quanto ai tassisti vorrei provare a fare un lavoro insieme a loro.
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14 Giugno 2016
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