Maurizio Zuccari
6:20 pm, 19 Aprile 16 calendario

Siria al voto nel silenzio Ma la pace resta al palo

Di: Redazione Metronews
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L’OPINIONE La Siria è andata al voto per la seconda volta dall’inizio della guerra civile, ma non se ne parla. Quasi cinque milioni di persone hanno votato, sui quasi nove di aventi diritto, in 10 delle 14 province del paese in guerra da cinque anni, eppure la notizia è passata sotto silenzio. Sarà perché il partito unico del presidente Assad ha stravinto, conquistando 200 seggi su 250, ma tutto ciò non ha nulla a che vedere con la democrazia. Quella veicolata sulle ali dei bombardieri o manipolata nelle piazze da Gene Sharp, teorico della primavera araba mai sbocciata a Damasco. Perciò l’Onu fa spallucce, non riconoscendo il voto di metà aprile che ha riconsegnato al partito Baath la maggioranza assoluta del parlamento, riconfermando il presidente siriano sul suo scranno. Una vergogna organizzata da un regime oppressivo, strilla il ministro degli Esteri francese. Una passerella, mica la guerra senza quartiere al califfato promessa dalla Francia, con esiti più risibili dei bombardamenti Usa. Che, mentre i colloqui di pace a Ginevra sono interrotti e la tregua è una burla, non hanno perso tempo ad armare i ribelli di Aleppo – via turchi e sauditi – coi nuovi missili antiaerei che hanno buttato giù qualche aereo russo, e armi proibite usate contro i curdi a nord, compresi proietti a iprite.  
Quasi in 5 milioni hanno votato, sui quasi 9 di aventi diritto, in 10 delle 14 province del paese in guerra da 5 anni
Dopo la riconquista di Palmira e la fine dell’assedio di Aleppo, la Milano siriana, polo industriale saccheggiato dalle forze speciali di Erdogan, pareva questione di giorni. In poche settimane l’esercito di Assad avrebbe potuto occupare Raqqa, spazzando via miliziani e capetti del califfato sotto botta e in fuga, e di questo in Siria si sarebbero perse le tracce, entro l’estate. Russi e iraniani hanno addirittura proposto ad americani e francesi di dare assieme la spallata finale sulla capitale dell’Isis, così da fare fifty-fifty e non rimetterci la faccia. E invece gli estremisti islamici sono alla controffensiva, mentre la pace è al palo. Singolare strabismo quella della Casa Bianca, per non dire dell’Onu. Che misconosce l’esito di elezioni più o meno libere in una guerra armata, neanche sotto banco, dagli alleati dell’Occidente sedicenti nemici del terrorismo. A dare la linea è intervenuto Netanyahu, in un consiglio dei ministri tenuto nel Golan. Di là dal confine non cambierà nulla rispetto alla situazione attuale, una Siria divisa, a patto che si riconosca la sovranità israeliana sulle alture siriane occupate dal ‘67. Come dire, pari e patta signori, la guerra continui.
MAURIZIO ZUCCARI
Giornalista e scrittore

19 Aprile 2016
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