Non si inganni il Parlamento
Per non essere precipitoso, ho atteso una settimana prima di chiedere al Direttore di poter scrivere un mio commento sulla vicenda Guidi/Boschi. Volevo capire le reazioni del paese, della politica e soprattutto del giornalismo che è la categoria della quale faccio parte, in merito allo “scandalo” delle intercettazioni sull’oleodotto pugliese e su Tempa Rossa. Mi aspettavo ovviamente un’informazione puntuale, ma soprattutto, analisi, riflessioni, puntualizzazioni libere, investigazioni. Ho assistito invece alla difesa, in alcuni casi sperticata, di due donne potenti ma “corrette”, di grande dignità dicono i giornali, al di sopra di ogni sospetto. E se colpe ci sono state sono da attribuire ai mariti/fidanzati, al massimo ai padri. Adesso, a parte che non capisco cosa ci sia di dignitoso a dimettersi dopo che ti hanno scoperto; se nessuno lo avesse fatto la ministra sarebbe rimasta lì, al suo posto, indisturbata. Nel caso dell’altra signora ancora in carica, mi si spieghi la correttezza, perché non l’ho capita. Se è quella di aver reinserito, rivendicandolo (lo rifirmerei.), l’emendamento incriminato, esautorando un organismo parlamentare come la Commissione che lo aveva bocciato beh, io non ne andrei fiero, poiché quello si chiama inganno o se volete essere generosi furbizia, scaltrezza, nei confronti di un organismo che nell’esercizio delle sue funzioni rappresenta la nazione. Ingannare il Parlamento vuol dire ingannare noi tutti e in ultimo, la democrazia. E se la stampa e le grandi firme del giornalismo non se ne curano…
UMBERTO SILVESTRI, giornalista e scrittore
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