PANAMA
8:09 pm, 4 Aprile 16 calendario

I soldi dei potenti nei paradisi fiscali

Di: Redazione Metronews
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PANAMA Il giorno dopo la rivelazione della colossale fuga di notizie sulla gestione dei soldi dei potenti del mondo – dai re ai calciatori, passando per politici e attori – piovono repliche e precisazioni, ma partono anche le inchieste nazionali. Il castello di società costruite nei paradisi fiscali dallo studio legale Mossack Fonseca di Panama City – ora svelato dal dossier “Panama Papers” – avrebbe permesso un vorticoso giro di attività finanziarie opache, potenzialmente con rischi di riciclaggio ed evasione. Ora il governo panamense si dice pronto a collaborare «con forza» per fare luce su quanto emerge da quei milioni di pagine di documenti che raccontano quasi 40 anni di affari “offshore”: dal 1970 sino alla primavera del 2016.
Inchieste in Francia e in Spagna
Il presidente francese Hollande promette l’apertura di inchieste fiscali, mentre la giustizia francese ha annunciato un’inchiesta per evasione aggravata e riciclaggio. Anche il governo spagnolo annuncia che indagherà sui nomi emersi dalle carte e dunque sul giocatore del Barcellona Leo Messi. Dall’entouarage arriva una mezza ammissione: la società offshore di Messi esiste, ma «è inattiva e non ha mai avuto fondi e conti». Molti dei personaggi citati nelle “Panama Papers” hanno segnalato di essere in regola con le norme dei loro Paesi. Più dura la replica del Cremlino. Il portavoce del governo, Dmitri Peskov, ha sostenuto che «l’obiettivo dell’inchiesta è Putin, anche se contro il presidente russo non c’è nulla di concreto». Secondo Peskov la fuga di notizie è partita da «un ex membro Cia, del Dipartimento di Stato».
Oltre 800 gli italiani coinvolti
L’affaire coinvolge 200 mila società con sede in 21 paradisi fiscali e decine di migliaia di clienti, di 200 Paesi diversi. Circa 800 gli italiani tra i quali, secondo L’Espresso, Luca Cordero di Montezemolo («mai possedute società offshore») e Jarno Trulli: «La mia è una società dichiarata. Io sono cittadino italiano, residente all’estero da 18 anni. Con questa società faccio sviluppo immobiliare».
Assad aggirava le sanzioni
Ma c’è un risvolto ancor più preoccupante. Grazie a tre società di comodo create alle Seychelles da Rami Makhlouf, tra i siriani più facoltosi e cugino per parte materna del presidente Bashar al-Assad, il regime di Damasco era in grado di aggirare le sanzioni internazionali e procurarsi i mezzi finanziari per la macchina bellica (per esempio acquistando carburante per gli aerei con i quali si bombardava indiscriminatamente la popolazione civile). Il tutto – come rivelano i “Panama Papers” – grazie alla mediazione dello studio panamense Mossack Fonseca. Già dal luglio 2014 le tre società (Pangates International, Maxima Middle East Trading e Morgan Additives Manufacturing) erano finite sulla “lista nera” del ministero del Tesoro americano.
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4 Aprile 2016
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