armi
5:29 pm, 4 Aprile 16 calendario

Disinnescare il Pianeta da 100 milioni di mine

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA Le mine e gli ordigni bellici inesplosi uccidono ogni giorno nel mondo dieci persone e di queste trappole micidiali ne sono state sparse oltre 100 milioni, tanto che per bonificarle servirebbero migliaia di anni. E non è un pericolo così lontano perchè anche in Italia, a 70 anni dalla fine della guerra, vengono ritrovati ogni anno 60.000 ordigni (che nell’ultimo triennio hanno causato più di 30 feriti). A ricordare questi dati è stata l’Associazione nazionale vittime civili di guerra, celebrando insieme al ministero dell’Istruzione la Giornata mondiale Onu contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi. Strumenti di morte che, nonostante le convenzioni, sono in aumento dal 2013 per i nuovi conflitti in Africa, Asia e Medio Oriente.
Guerre attuali contro i civili
L’Anvcg ricorda che nelle guerre attuali – sono quasi 50 i conflitti in corso nel mondo – il 90% delle vittime sono civili e una su tre è sotto i 14 anni. Il ministero dell’Istruzione ha annunciato che sarà rilanciata la sensibilizzazione degli studenti, anche con il coinvolgimento della Scuola internazionale di Comics. «Il nostro obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza dei ragazzi – ha detto la ministra Stefania Giannini – questo rientra nella nostra strategia di aprire le scuole ad una cittadinanza viva e responsabile». Intanto Bankitalia ha dato il suo ok alla legge per vietare gli investimenti finanziari legati alle mine e sta per diventare realtà – la legge è agli ultimi passaggi in Parlamento – la Giornata nazionale delle vittime civili di guerra, da tenersi ogni anno il primo febbraio.
Italia protagonista dello sminamento
L’Italia è protagonista delle operazioni di sminamento umanitario in molti Paesi del mondo e può vantare una grandissima esperienza. Nel corso dell’incontro promosso al Miur, gli esperti hanno ricordato però che ogni anno nel mondo muoiono 50 sminatori e altri 300 restano feriti. È stata presentata l’esperienza innovativa dell’utilizzo pacifico dei droni – oggi purtroppo sinonimo di futuribili armi di distruzione – per la mappatura dei campi minati nei Balcani dopo le inondazioni che hanno sconvolto i territori. Si tratta di luoghi dove ora rischiano di passare i flussi di migranti in risalita da Turchia e Grecia. “Sfollati” in fuga dalla violenza bellica ai quali vuole essere accanto l’Associazione nazionale vittime civili di guerra, che ha promosso una campagna di accoglienza a Lampedusa.
LORENZO GRASSI

4 Aprile 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo