Giampaolo Cerri
6:00 pm, 24 Marzo 16 calendario

Le colpe dei figli ricadono sui padri

Di: Redazione Metronews
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Nella società che ha fatto fuori il padre, la nostra, come ricorda spesso lo psicanalista Massimo Recalcati, basta essere un papà per finire subito dalla parte dei cattivi. Specialmente se il cattivo – e che cattivo, un omicida torturatore! – è il figlio. 
Dall’orribile quadro che emerge da un appartamento del Collatino a Roma, l’assassinio di Luca Varani, un dipinto che ogni giorno le cronache raccontano come fosse la sceneggiatura di un film splatter di serie B, da quell’orribile quadro, dicevo, si fa strada il sentimento di una condanna senza appello, oltre che per i due balordi massacratori, anche per i loro babbi.
Ha cominciato un grande della penna, Massimo Gramellini, editorialista de La Stampa, che ogni giorno osserva la vita che scorre e spesso ne trae dettagli saporosi. Gramellini ha raccontato le prime confuse parole dei padri di Marco Prato e Manuel Foffo, affidati a Facebook e al salottino di Bruno Vespa. 
Meglio, il giornalista le ha sezionate, pesate, passate al suo efficientissimo scanner, per trarne un giudizio feroce di quei due genitori. 
Chi legge, riga dopo riga, si convince infatti che quei due là, un professore e un ristoratore, avessero la colpa di quei due figli disgraziati.
Eccoli là, ci diciamo, i padri troppo ingombranti, con un ego troppo pronunciato, troppo centrati su di sé, troppo tutto, per accorgersi dei disagi dei figli, delle spie del loro malessere capace, nel tempo, di diventare ossessione criminale.  Uomini, oltretutto, provvisti di risorse economiche, e quindi a priori immaginati come inclini a viziare i figli, due fuoricorso si è detto subito, e a coprirne l’irresponsabilità rispetto alla vita.
Malgrado ci ripetiamo da secoli che le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli ma anche viceversa, cioè che dei misfatti della progenie non si possa accusare il progenitore, ancora una volta ci risiamo. Siamo di nuovo all’albero che si riconosce dai frutti, al talis pater, talis filius, a dispetto della civiltà giuridica e del pensiero civile.  
Che ci piaccia o no, c’è però qualcosa di tribale in questo sentimento collettivamente impietoso e ferocemente vendicativo, che riaffiora mentre sono scomparse le faide anche laddove si praticavano. 
Twitter @gpcerri

24 Marzo 2016
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