Maurizio Zuccari
7:56 pm, 8 Febbraio 16 calendario

Piccoli profughi di Carnevale

Di: Redazione Metronews
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Lei col vestitino a fiori e il faccino smunto, lui col baschetto e lo sguardo spento, emaciati, con gli abitucci più grandi di qualche taglia e le valigie di cartone. Sono più da comparse della grande guerra o monelli chapliniani i due costumi di Carnevale che una ditta inglese smercia per piccoli migranti o profughi di guerra, in vendita su Amazon per un pugno di euro come costumi di fantasia. Una réclame che ha sollevato più d’una protesta, costringendo il colosso delle vendite online che capitalizza più di ogni catena commerciale a censurare l’annuncio con tanto di scuse. «Un messaggio commerciale vergognoso in un momento come questo», ha stigmatizzato la Caritas.
C’erano una volta i Pulcinella, gli Arlecchini, i Balanzone, e svariati altri. C’erano, insomma, le maschere di Carnevale mutuate dall’italianissima commedia dell’arte o da ataviche tradizioni popolaresche che, prima della Quaresima – ma anche oltre, in certe località – concedevano a tutti, poveri e ricchi, di rovesciare le sorti del proprio vissuto. E, dal giovedì al martedì grasso, rendere lecito ogni travisamento del reale, orge e baldorie comprese, prima di rientrare nella normalità e levare la carne – carne vale, appunto – di mezzo. Un lasso di tempo dove persino ai morti era concesso tornare in vita, frammischiarsi ai vivi in un’orgia rigeneratrice del caos primordiale, annientatrice dell’ordine cosmico da restaurare alla fine dei giochi. Un gioco.
Uno sfogatojo collettivo dove la maschera rappresenta, almeno in origine, il mezzo offerto al trapassato per tornare brevemente e bravamente a godere delle gioie terrene. La carne, in ogni sua declinazione. Poi sono arrivati i mascheramenti prodotti dalle mode culturali, le mostriciattolerie prese da Halloween, dai media, dagli oggetti d’uso quotidiano. Dove la maschera, messe da parte tradizioni e ritualizzazioni, è un semplice orpello di svago per tutte le età e divertimento carnevalesco. Distante dai drammi del quotidiano, sospesa in un tempo fantastico e ludico. Oggi la morte si riaffaccia in maschera, tra improvvida sfrontatezza e oculato marketing, e anche agghindarsi da migrante fa mercato, nel global market dell’assurdo. Semel in anno licet insanire. Una volta l’anno è lecito impazzire, dicevano i latini, ma quando l’impazzimento è costante e generale, perché fermarsi al piccolo profugo? Aspettiamo il kit del piccolo terrorista. Quello sì sarebbe un colpo di genio, altro che costume di fantasia.

8 Febbraio 2016
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