Maurizio Zuccari
7:16 pm, 3 Febbraio 16 calendario

Unioni civili e equivoci di piazza

Di: Redazione Metronews
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I romani, al solito smagati, l’avevano soprannominata la gattara, quando si occupava dei diritti di cani e gatti tra i ruderi dell’Urbe. Chissà come sarà ribattezzata Monica Cirinnà, se dovesse passare il disegno di legge sulle unioni civili di cui è firmataria. Se passerà alla storia come chi ha messo una pietra miliare sulla via ai diritti di tutti, o aperto una falla nel diritto di natura. Per ora la senatrice, scuola dalle suore e una vita tra i Verdi, prima di passare col Pd, dei nomi non si cura e tira dritta anche dopo il monito della santa sede: non equiparare le unioni gay al matrimonio. Ma il paletto papale è un altolà che Renzi non può supere in scioltezza.
Il dibattito sulle unioni civili che con la pietra d’inciampo dello “stepchild adoption” riempie le piazze di famiglie arcobaleno, al grido Svegliatitalia, o in bianco & nero al Family day, riapre in Italia vecchie fratture ideologiche, riportandola ai tempi della lotta per il divorzio e l’aborto. Da un lato la Chiesa, che fa il suo mestiere, ribadisce il ruolo della famiglia naturale, sottolineando come i figli non siano un diritto. Dall’altro sigle e partiti compattati in nome della normalità dell’alterità. Una battaglia che nel nostro paese riguarderebbe, secondo l’Istat, circa 7.500 coppie con 500 figli, in termini percentuali lo 0,0005 a fronte del 95,5% delle coppie tradizionali. Cifre risibili, su cui si battaglia assai più che su diritti quali il lavoro, la sanità, l’abitazione.
Numeri a parte, rivendicare una genitorialità senza padri né madri definiti, e il cancan mediatico a supporto, è indicativo di un mutamento sociale epocale che in poco tempo ha portato il diverso da soggetto socialmente sbeffeggiato a benemerito di una cultura egemone, anche se non maggioritaria. Lo iato tra ciò che natura dispone e quel che gli umani pretendono cambiare appare insanabile e l’Italia si ritrova in una guerra per i principi.
Non siamo noi che diamo la vita ai figli, ma è la vita che si trasmette attraverso di noi, scriveva Ferdinando Camon. E un altro maggiore della nostra letteratura, lo scomparso Sebastiano Vassalli, irrideva ai piastrellatori del mondo che vogliono normare e pulire ogni angolo di vissuto, al pari d’un cesso svizzero. La famiglia com’è non è certo uno spot del Mulino Bianco, spesso è una tragedia per vasta parte dell’umanità, ma altro è forse meglio non avere per non perdere la poca umanità residua, in un tempo in cui la norma non è più la regola.
MAURIZIO ZUCCARI
Giornalista

3 Febbraio 2016
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