Maurizio Zuccari
6:55 pm, 18 Gennaio 16 calendario

L’Iran, simpatica canaglia

Di: Redazione Metronews
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Da una parte la rappresentante Ue Federica Mogherini e il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zarif che sorridono come novelli sposi in luna di miele. Dall’altra Edward Luttwak che denuncia la resa umiliante, iconizzata dalla vignetta di un quotidiano israeliano con il segretario di Stato Usa John Kerry, mani dietro la nuca come i prigionieri scambiati, ginocchioni davanti a Hassan Rohani. Passa tra questi estremi mediatici la fine delle sanzioni all’Iran avallata dall’Iaea. Teheran ha mostrato al mondo di non volere l’atomica, assicura l’Agenzia delle nazioni unite sul controllo dell’energia nucleare, ergo può essere tolta dalla lista dei cattivi e tornare a fare affari con l’Occidente. Alla faccia dei suoi principali accusatori, Usa e Israele, che la bomba ce l’hanno e nessuno se ne lagna.
L’Iran non è più uno stato canaglia. Al più, è una simpatica canaglia. Da un punto di vista economico le ripercussioni dell’accordo si sono già fatte sentire, con un crollo dei prezzi del petrolio e delle borse mediorientali. Per l’Europa e l’Italia (secondo partner commerciale prima delle sanzioni, un decennio fa) si tratta di fare buoni affari, e in questo senso vanno visti il viaggio di centinaia d’imprenditori italiani a Teheran, a fine novembre, e la prossima venuta di Rohani a Roma, sua prima visita ufficiale. Per il presidente della Repubblica islamica annoverato tra i moderati si tratta di un successo che ne rafforza la statura in vista delle imminenti elezioni, a scapito dei settori più radicali. Per la prima volta da tempo in Iran la gente è in piazza a festeggiare e non per chiedere un cambio di regime.
Ultime le questioni militari, prime per importanza. Con gli Ayatollah tornati a essere simpatiche canaglie si rafforza (per ora) non solo il regime sciita interno, ma la sua proiezione internazionale. Assad e gli Hezbollah in Siria, i ribelli Houthi nello Yemen e ovunque ci sia da menare le mani contro i wahabiti al potere in Arabia Saudita che tanta parte hanno nella gestione dell’Isis. E proprio il silenzio di Riad è assordante. Mentre l’America di Obama da un lato toglie e dall’altro rimette l’embargo ai prodotti militari e nuove sanzioni per i lanci missilistici: un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Ma l’asse del male da colpire al cuore sull’autostrada che da Damasco porta a Pechino, passando per Teheran, non ha più qui la corsia preferenziale sulla quale far schiantare il mondo.
MAURIZIO ZUCCARI, giornalista e scrittore

18 Gennaio 2016
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