Maurizio Zuccari
6:00 pm, 8 Dicembre 15 calendario

Cinque stelle e due leader

Di: Redazione Metronews
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Hanno avuto l’occhio fino gli imprenditori che, nel maggio napoletano di un anno fa, gli hanno affibbiato la pecetta di politico dell’anno. Ora che Luigi Di Maio è ufficialmente al centro della pentastella del M5S, Beppe Grillo potrà – chissà – lasciare a lui e ad altri stellone e timone della nave corsara messa in mare nel 2009. Il sondaggio dei cinquestelle che ha spodestato l’ex capocomico genovese dall’essere nomen omen del movimento, relegandolo in terza posizione, dietro ai bei volti del napoletano Di Maio e del romano Di Battista, parla chiaro.  Per i grillini il volto nuovo che li porterà fuori dalle secche della protesta fine a sé stessa e alla conquista del palazzo d’inverno è quello, impomatato e compassato, del vicepresidente della Camera. L’opposto del capo, vulcanico e sbraitante, per non dire dell’altro socio fondatore, capelluto e canuto. È presto per dire se la coppia Di Maio-Di Battista – i due già scootereggiano insieme nel centro di Roma, per la gioia dei fan – possa o voglia spodestare il duopolio della premiata ditta Grillo & Casaleggio, ma il dado è tratto, avrebbe detto un tal Cesare.  Il sondaggio interno conforta e rafforza la volontà dei fondatori d’uscire dal cono di luce per offrire ai cavalli di razza del movimento (Di&Di, appunto), l’opportunità di correre – non certo a briglia sciolta – in vista del gran balzo alle prossime politiche. La decisione di Grillo d’abbassare la soglia della propria visibilità mediatica, costituire un direttorio e togliere il nome dal logo del M5S, pur mantenendo proprietà e presidenza, è funzionale alla crescita di una nuova leadership, nella logica del padre che dà al figlio le chiavi della macchina nuova e prega che non gliela sfasci sul primo paracarri.
Nell’arco di cinque anni, che per un movimento politico possono essere un’inezia come un’eternità, i pentastellati hanno avuto la forza di alloggiarsi in parlamento con un pattuglione di 150 tra deputati e senatori, al saldo degli espulsi. I sondaggi lo danno oltre il 27%, un pelo sotto al Pd. A Roma e Napoli potrebbe vincere proprio grazie al duo Di&Di che si guarda bene dal candidare – accampando inderogabili regole – per non azzoppare i cavalli vincenti prima della gara vera, alle politiche del 2018.
A Roma come altrove, la paura di cadere è più forte della voglia di volare, ma il M5S muta pelle e può sopravvivere al padre anche se lo divorerà.
 
MAURIZIO ZUCCARI
giornalista e scrittore

8 Dicembre 2015
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