Maurizio Baruffaldi
5:30 pm, 2 Dicembre 15 calendario

La stanchezza del Natale

Di: Redazione Metronews
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Nella scuola che dirige ha messo l’albero di Natale e non ha rimosso nessun crocifisso. Il preside Marco Parma ha semplicemente voluto evitare che un gruppo di genitori – quelli pieni di tempo libero e ispirato – insegnassero nell’intervallo della mensa le canzoncine secolari del Natale. Perché sarebbero stati coinvolti solo i bambini cristiani delle classi. Ma i bambini non si distinguomo, sono tutti uguali, e a tutti fa venire mal di pancia cantare Tu scendi dalle stelle, o re del cielo. Non insegna nulla, non evoca, non commuove o diverte. Ribadisce il Gesù poverello, al freddo e compatito quando al limite, la sofferenza del Cristo dovrebbe innalzarsi quasi eroica. Si lamenta la mancanza d’orgoglio cristiano, poi ci si arrotola su rituali stanchi, morenti. Davvero dobbiamo costringere i nostri figli a imparare queste melodie e quell parole che nelle loro bocche e coscienze risultano aliene?
Ma anche per noi genitori, che diamine: abbiamo ripetutamente assistito a quelle feste e bisognerebbe avere l’animo da perpetua per non ricordare momenti più finti, di quell’aggregazione goffa,  ansiosa nell’organizzarsi, che mima solamente, il calore. Quelle canzoni, e nel caso quella che lo vede qui a tremar, vanno bene dalla voce flautata di una Gelmini riesumata per l’occasione, o per il rude leghista che difende il campionario natalizio come difenderebbe la cassoeula o le lentiggini.
Eppure la pompata questione ha riunito opposizione e governo in un solo boccone. Il premier ha perso un’altra occasione per capire esattamente come stavano le cose e scontentare il conformismo e gli opportunismi. Ma lo sappiamo: la bontà obbligata del Natale che piace a tutti, non prevede il coraggio.
 
MAURIZIO BARUFFALDI
giornalista e scrittore

2 Dicembre 2015
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