Giampiero Gramaglia
7:30 pm, 15 Novembre 15 calendario

Siria, intesa necessaria tra Putin e Obama

Di: Redazione Metronews
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Ad Antalya, in Turchia, i leader dei Grandi approvano un testo sulla lotta al terrorismo e trovano un’intesa per intensificare la pressione sullo Stato islamico. A Vienna, i ministri degli Esteri dei Paesi anti-Califfo stabiliscono che i negoziati tra governo e opposizione siriani si aprano entro fine anno e che un governo di transizione s’insedi entro sei mesi. E, al G20, i presidenti Obama e Putin improvvisano un bilaterale, loro che da tempo si parlano a stento: Obama assicura “braccheremo gli autori dell’attacco all’Occidente”; Putin insiste sulla necessità di una “coalizione globale” contro le milizie jihadiste.
Il presidente francese Hollande al G20 non c’è. Ma la Francia non fa passi indietro e non cede alla minaccia: l’intervento militare in Siria “continuerà” –dice il premier Valls-; e scuole e uffici oggi sono aperti, come dopo un qualsiasi week-end. L’Ue convoca i ministri dell’Interno dei 28 venerdì a Bruxelles. L’impressione globale è quella di una reazione forte, compatta, determinata, globale, non solo occidentale. Altre volte l’abbiamo avuta, questa impressione. Ma, forse, la carneficina del venerdì sera a Parigi è un momento di svolta, non solo nella percezione del pericolo, che s’era attenuata, ma anche nella consapevolezza che il nodo da sciogliere, il primo, è la Siria.
Senza una chiarezza condivisa sul futuro della Siria, la macchia del terrorismo continuerà ad allargarsi, dall’Afghanistan al Nord Africa, assumendo, di volta in volta, le connotazioni della lotta di liberazione o etnica o tribale o religiosa. Perché la soluzione s’avvicini ci vuole un’intesa tra Russia e Usa, tra Putin e Obama: i due debbono tracciare un percorso che restituisca stabilità al Paese e prepari il dopo Assad, uscendo dal caos attuale che giova al Califfo e che penalizza la popolazione civile, in fuga dal terrore, ma anche dalle bombe dei raid. Non c’è però da illudersi che, sciolto il nodo Siria, la situazione nella regione si rassereni e che la minaccia integralista a casa nostra evapori da un giorno all’altro. Non sarà così, perché i danni fatti dall’invasione dell’Iraq e, dieci anni dopo, dall’incapacità di leggere l’evoluzione delle Primavere arabe sono troppo estesi. E le uniche armi efficaci contro l’insoddisfazione, l’ostilità e la voglia di rivalsa di una parte del mondo sull’altra, lo sviluppo e il dialogo, ci mettono anni a dare effetti.
 
GIAMPIERO GRMAGLIA
vicedirettore Lapresse

15 Novembre 2015
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