PAOLA RIZZI
7:43 pm, 12 Novembre 15 calendario

Se Messina fosse Verona

Di: Redazione Metronews
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Messina è una città di circa 250mila abitanti.  Più o meno gli stessi di Verona.  Per chi avesse dei dubbi, tutte e due sono in Italia. Immaginiamo che a Verona da 20 giorni dai rubinetti non esca un filo d’acqua, se non in modo sporadico e imprevedibile. Che i veronesi siano costretti a mettersi in coda per ore per fare rifornimento alle autobotti.  Che ci sia il mercato nero dell’acqua e dei bidoni. Che per fare la doccia si debba usare la tanica. Che nei bar ormai si usino solo stoviglie e bicchieri usa e getta. Che il mondo si divida tra quelli che hanno la cisterna e quelli che non ce l’hanno.  Che genio civile, protezione civile, tecnici locali sembrino impotenti di fronte ad un pezzetto di collina che scivola, non del tutto imprevedibile.
Niente, non si riesce proprio, ad immaginarlo.  Perché un evento del genere in una città del Nord apparterrebbe alla categoria dell’impensabile, certamente dell’improbabile. Soprattutto sarebbe inimmaginabile la rassegnazione con la quale i messinesi sopportano questo  strazio senza fare le barricate in strada, limitandosi ad un garbatissimo mail bombing o ad assalti virali su twitter dietro la bandiera dell’hashtag  #Messinasenzacqua. Fosse successo a Verona sarebbero insorti governatori padani e ministri e primi ministri. Invece in queste interminabili tre settimane si è sentito parlare di Messina  a proposito del Ponte sullo Stretto “di”,  una specie di beffa crudele del destino, per dire che, certo, prima bisogna sistemare le altre cose  ma poi il Ponte si farà. Vision e pensiero positivo.
Nel grande slancio verso il futuro che l’euforia post Expo ci regala ogni giorno, bisognerebbe ricordarsi di non commettere gli stessi errori del passato, ossia illudersi che la corsa di un Paese verso lo Sviluppo, la Crescita, l’Innovazione, possa avvenire lasciando indietro (sempre più indietro secondo lo Svimez) un altro pezzo di Paese. È vero il contrario naturalmente e vedremo come si declinerà nei fatti quanto per ora solo annunciato con il “Masterplan” per il Sud. Ma contano anche i gesti simbolici come questo Governo sensibilissimo al marketing sa bene. Sarebbe stato bello che Renzi, nel suo giovanile dinamismo atomico, tra un viaggio tra i principi sauditi e una cena con Tim Cook, impegni importantissimi, avesse anche trovato il tempo di andare a fare una cosa certo un po’ mesta per i suoi standard, cioè chiedere scusa ai messinesi  e dire che lo Stato è anche loro e non li dimenticherà più. Demagogico forse, ma giusto.
PAOLA RIZZI
Giornalista

12 Novembre 2015
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