PAOLA RIZZI
7:32 pm, 4 Novembre 15 calendario

La politica unipolare

Di: Redazione Metronews
condividi

C’ era una volta la politica. Arte della gestione della cosa pubblica che oggettivamente non sempre nella storia sembra aver dato il meglio di sé al cento per cento, ma pure ha costruito pezzi della civiltà occidentale. La politica  che aveva galoppato nella prima metà del  Novecento a cavalcioni delle grandi ideologie ha finito poi per seguire il destino delle stesse, fino allo schianto finale dell’ultima sopravvissuta, quella comunista. Non che le ideologie in realtà siano davvero sparite: è rimasta in piedi quella capitalistica e del libero mercato, della cui bontà e inevitabilità ormai nessuno osa più dubitare, nemmeno un lavoratore di call center.
Nel nostro piccolo italiano, quando le ideologie andarono a ramengo e Tangentopoli svelò il lato prosaico della faccenda, cominciò ad affacciarsi il mito della società civile, che era meglio dei politici e da lì bisognava pescare per  una resurrezione della Politica con la P maiuscola affidata alle competenze dei tecnici da un lato e della “gente comune” dall’altro. Allora i grillini non erano ancora nati, ma la realtà finora ha dimostrato che di fatto il massimo che è avvenuto è stata una cooptazione e che una volta che si arriva lì in cima, senza adeguati anticorpi e contromisure, ricomincia il giro di giostra e si diventa élite, con tutti i rischi, le tentazioni del caso e soprattutto le inefficienze. La differenza è ora che tutto avviene senza nemmeno dover scomodare paroloni e una qualche visione del mondo.   
Una botta definitiva a questa obsoleta concezione ideologico-spaziale della politica la stanno dando, praticamente in coro, i due candidati in pectore  più accreditati per Roma e Milano, Alfio Marchini e Giuseppe Sala. Più o meno usando le stesse parole hanno decretato la fine del bipolarismo “destra e sinistra”, Sala con un ruvido “me ne frego”, Marchini parlando di “schema superato” e ovviamente appellandosi alla società civile.
Resta l’umile interrogativo: con quale “vision”, direbbero i manager, oggi tanto in voga? Tutto è straordinariamente coerente, del resto la grande narrazione del partito della Nazione renziano sembra essere soprattutto questo: grande enfasi nel decretare la fine del vecchio ammuffito mondo bipolare (deprimente) e sguardo verso il mondo nuovo che tiene insieme tutti tranne i rosiconi.
Per fare cosa? (Il “come” non sembra più interessare a nessuno).
PAOLA RIZZI
@paolarizzimanca

4 Novembre 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo