Maurizio Baruffaldi
7:24 pm, 26 Ottobre 15 calendario

Se Fantozzi non fa ridere

Di: Redazione Metronews
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Uno della nostra zona, maggiorenne, aveva letto il libro di Paolo Villaggio e lo raccontava fuori dal bar. Volevamo ridere anche noi, ma non soffrire sulle pagine di un libro, così quando è uscito il film, lo stesso che torna nelle sale restaurato in questi giorni, andammo in spedizione al cinema. In sei, 14 anni appena compiuti, i più fortunati con il Garelli 3 marce o il Ciao di sola manetta, gli altri in bici. Non era vietato e alla cassa non serviva lo sguardo vissuto con il quale avevamo tentato invano di vedere nuda Laura Antonelli. Ci siamo seduti sulle poltroncine in legno, in fondo alla sala. Ridevamo già prima che cominciasse, abbiamo continuato a farlo, ma siamo esplosi nella scena del campeggio di notte. Filini martella il dito di Fantozzi che tiene il picchetto. Questi resiste, muto. Poi scatta e corre fino a quando scompare, e nel buio si sente ululare di dolore. Ci aveva aperto in due, diremmo oggi alla stessa età. Siamo usciti dal cinema euforici e stremati: ridere senza sosta stanca, ed è una cosa che mi è successa sempre più raramente. Non avevamo colto l’umore nero, la maschera tragica di Fantozzi. Per noi era comico allo stato puro. Ho capito meglio il film anni dopo, quando l’hanno dato in televisione e l’ha visto anche mio padre. Gli ho chiesto del film, con la complicità di chi sa già la risposta e si compiace di averti dato la dritta. Lui mi ha guardato serissimo. «Maurizio, – mi ha risposto – mi avevi detto che faceva ridere. Invece è il film più triste che abbia visto in vita mia».
MAURIZIO BARUFFALDI
giornalista e scrittore

26 Ottobre 2015
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