PAOLA RIZZI
8:14 pm, 20 Settembre 15 calendario

L’Italia delle news nasconde le donne

Di: Redazione Metronews
condividi

C’è un Paese dove ancora il 100% di  poliziotti e militari, religiosi  e tecnici, agricoltori  e impiegati ministeriali sono maschi, e sono maschi il 90% di politici, sportivi,  imprenditori, medici. Un paese dove la presenza delle donne è nascosta salvo affiorare a macchia di leopardo, qua e là: il 25% degli insegnanti, il 23% degli artigiani, il 27% delle celebrities, e oibò, il 74 nelle ong. Non stiamo parlando di qualche emirato, ma dell’Italia.
 I conti non tornano, vero? In effetti questo non è il paese reale, ma il paese così come viene rappresentato da quotidiani e tivù nazionali, come racconta una ricerca promossa dall’ordine dei giornalisti Tutt’altro genere d’informazione, coordinata da Maria Teresa Celotti,  che ha esaminato 15 quotidiani nazionali, tra cui Metro e 8 telegiornali. Il risultato è una stupefacente sottorappresentazione del ruolo delle donne nella società italiana, la quale è in effetti molto più avanti di come i media vorrebbero farci credere. Qualche numero: le donne fanno notizie solo nel 17 % dei casi, a meno che non siano vittime, in tal caso balzano al 48%. Le donne consultate come esperte  sono solo il 19%, le giornaliste firmano in prima pagina il 20% delle news mentre rappresentano il 40% della categoria. Metro, in questo quadro abbastanza sconfortante ci fa una discreta figura, dedicando più spazio alle notizie che riguardano le donne (il 20% rispetto alla media del 17%), ed è citato in due casi di buone pratiche, per lo spazio dedicato alla scrittura femminile nella rubrica dei libri e in un approfondimento sul lavoro flessibile.
Non conta solo il quanto, ma il come si parla delle donne e allora qui si spalanca  l’abisso degli stereotipi che per esempio trattando della Boschi, si soffermano sul colore del vestito e sull’altezza del tacco, più di quanto non farebbero nel caso di un suo collega di gabinetto maschio, con varie declinazioni sexy e rosa anche di argomenti molto seri, quando di mezzo ci sono donne in posizioni apicali.  Resta poi lo scoglio degli scogli, quello linguistico: ministro e ministra, avvocato o avvocata? La declinazione delle professioni al femminile per molti operatori dell’informazione intervistati nella ricerca suona tuttora come il gesso sulla lavagna, ma gli esperti della Crusca ci invitano a considerare che si parla come si pensa e visto che l’italiano utilizza i generi, dire ministro per uomini e donne significa pensare che sia un ruolo prettamente maschile, cosa che non è. A noi di Metro la ricerca ci imputa in un caso di aver fatto bene a parlare del gesto eroico di una donna militare, ma di aver sbagliato a chiamarla il maresciallo, perché trattasi di marescialla. È dura, ma ce la faremo.
PAOLA RIZZI
@paolarizzimanca

20 Settembre 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo