Calcio
9:34 pm, 4 Marzo 15 calendario

L’altro United dice no ai Paperoni del calcio

Di: Redazione Metronews
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CALCIO Dici Manchester e tutti pensano allo United o al City. Ed è un errore: perché la più bella favola del calcio attuale, in Inghilterra, si trova esattamente a metà strada tra le gradinate dell’Old Trafford e quelle dell’Ethihad Stadium. È qui che gioca il Fc United of Manchester, club calcistico che insegue l’utopia di essere diverso e migliore del calcio moderno e delle sue pallonate milionarie.
Questa storia comincia nel luglio 2005, quando un gruppo di storici tifosi dello United non accetta l’acquisto del Manchester United da parte del miliardario americano Malcolm Glazer: nasce da qui l’idea di fondare «un nuovo Manchester», da consegnare nelle mani dei suoi veri proprietari: i tifosi. Quelli del Fc United of Manchester sono oggi già 3700. E sono anche padroni. «Ognuno di loro – spiega a Metro il general manager, Andy Walsh, – ha uguale diritto di voto in tutte le decisioni: dalla scelta del nome per il nuovo stadio al progetto più confacente per realizzarlo, dal prezzo dei biglietti a quello degli abbonamenti, dal design della maglia al costo della quota annuale: decide sempre il tifoso». Ogni anno si elegge il board, che prende le decisioni strategiche e che ne risponde però, sempre, alla base. Sul Manchester e la sua etica del calcio c’è, su Youtube, un cliccatissimo documentario: Punf Football.
Tutti i soci-volontari lavorano nella sede, una vecchia fabbrica abbandonata da poco riconvertita ad ufficio ad Ancoats. La squadra, con alle spalle tre promozioni in dieci anni, gioca nella Northern Premier League Premier Division (l’equivalente della nostra Promozione). Quest’anno il record di pubblico è stato nella partita contro il Marine: 2180 tifosi in tribuna. Ma per la trasferta di Torquay in FA Trophy, un mese fa, sono stati in 1400 a prendere l’auto ed a coprire le 500 miglia che dividono le due città (numeri che da noi a volte non si fanno in Serie A).
Il segreto di questo successo? L’accessibilità dei prezzi, «ma anche il fatto che i tifosi ne hanno abbastanza del calcio moderno- spiega Walsh: – vogliono vedere un approccio diverso, che si concentri sulla comunità e che proponga un ambiente economico, divertente e che promuova iniziative». I supporters, all’occorrenza, si corciano anche le maniche e lavorano: su Twitter è tutto un fiorire di fotografie di tifosi intenti a spalare la neve dal campo per permettere di giocare una partita o al lavoro per costruire il nuovo stadio. La squadra, così, è davvero di tutti.  
Essendo una organizzazione no profit, tutti i guadagni vengono reinvestiti nel club: ma come si finanzia una squadra così? «Ci sosteniamo con la vendita dei biglietti, degli abbonamenti e con le 12 sterline all’anno di iscrizione – spiega Walsh – organizziamo eventi di foundraising, vendiamo biglietti della lotteria ed incameriamo finanziamenti legati alla realizzazione di progetti legati alla comunità locale. Poi ci sono le donazioni». 
Hanno uno sponsor, ma non sulle maglie: « i nostri colori sono importanti, e non crediamo sia giusto attaccarci il nome di qualche impresa commerciale». Qualsiasi impresa lavori con il Manchester, del resto, deve rispettare l’etica del club, «ed i nostri partner commerciali lo fanno, tutti».  Nel frattempo, però, i tifosi-manager, messi da parte 2.5 milioni di sterline, hanno costruito un nuovo stadio di proprietà: tra qualche giorno la squadra lascerà il Tameside Stadium per trasferirsi al Broadhurts Park, a Moston. «Abbiamo un piano a lungo termine – conclude Andy Walsh, – l’obiettivo è creare un modello di calcio sostenibile ed ottenere anche risultati». La sfida, ora, è salire tra i professionisti: non resta dunque che tifare il Manchester.
Lo United of Manchester, naturalmente. 
ANDREA BERNABEO
(foto: twitter.com/FCUnitedMcr)

4 Marzo 2015
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