VERSO L'8 MARZO
6:27 pm, 3 Marzo 15 calendario

La giovane donna che ha sfidato l’Isis

Di: Redazione Metronews
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IRAQ Si chiama Nareen Shammo (nella foto), ha 28 anni, ed è una giornalista di Bahzani, città assira situata nel nord dell’Iraq. Ha votato la sua vita alla liberazione delle donne yazide (appartenenti alle popolazioni tribali non musulmane di lingua curda) dall’Isis. È stata in grado di salvare 700 ostaggi stuprate, vendute al mercato degli schiavi e costrette a convertirsi all’Islam.
Come fa a salvare le donne yazide catturate  dall’Isis?
Non posso rivelare molti  dettagli, ma posso indicare la ricerca di informazioni sul luogo in cui si trova l’ostaggio e la sua situazione come il punto di partenza del soccorso.
Cosa l’ha spinta ad affrontare questa sfida coraggiosa?
È un dovere  verso la mia gente. Non vedo alternative alla risoluzione della questione yazida,  come popolo ci sentiamo soli di fronte a questa crisi. Sì, ci sono pericoli inaspettati, ma non mi fermerò.
Ha mai paura?
Come ogni  yazida in Iraq,   Da sempre conviviamo con il pregiudizio della società verso questa etnia.  Inoltre, gli yazidi restano obiettivo primario di tutti i gruppi terroristici islamici.  Ci sono giornate più difficili di altre: tre mesi fa ricevetti una telefonata da un membro dell’Isis che  minacciava di tagliarmi la testa se non avessi rinunciato al mio lavoro. Ha aggiunto di avere molti “fratelli” nella zona in cui vivo.
Sono giunte notizie di prigioniere  costrette a donare il sangue per i  feriti dell’Isis.
Non sono sicura che l’Isis prelevi il sangue delle ragazze, ma non lo escludo perché l’ho sentito dire da più fonti. Posso  anche confermare che le ragazze al di sopra dei 10 anni sono state stuprate e poi vendute. Tutti gli ostaggi yazidi sono costretti a convertirsi all’Islam. Chi rifiuta  non ricevere più cibo e acqua, e i militanti dell’Isis hanno lasciato morire bambini davanti alle proprie famiglie come punizione per aver resistito alla conversione. Il destino di chi rifiuta di convertirsi all’Islam è la morte.
Qual è stata la storia più drammatica che ricorda?
Tutto quello che è legato alle donne yazide rapite è indimenticabile; qualunque cosa accada non posso accantonarlo e avrei probabilmente bisogno di spegnere il cervello per dimenticare. Una ragazza che aveva cercato il suicidio diverse volte dopo es sere stata violentata mi contattò dopo uno dei tentativi raccontandomi quello che le era accaduto. Non aveva portato a complimento il suicidio a causa della sorellina. Mi disse: «Resterò in vita finché non avrò riportato mia sorella in salvo dalla mia famiglia. Dopo di che non voglio più vivere in questo mondo sanguinario». Questa ragazza ora ha 14 anni e vive in una struttura dal giorno della sua liberazione, ma sua sorella di otto anni è ancora in mano dell’ISIS. Lei e la sua famiglia piangono e sperano ogni giorno.
Come porta avanti le trattative con l’Isis?
Non sono l’unica a lavorare per la liberazione del mio popolo; ci sono amici che mi aiutano.
Salvate anche uomini?
Finora non abbiamo potuto liberare uomini, e questo perché  l’Isis  non vende gli uomini. I militanti uccidono sul posto, in massa, gli uomini dei villaggi yazidi prima di prendere donne e bambini. I governi di Iraq e Kurdistan dovrebbero essere ritenuti responsabili della situazione perché hanno mancato di proteggere il popolo yazidi. Entrambi i governi tacciono di fronte a questa crisi umanitaria.
Che cosa è accaduto alle donne salvate?
Vivono in condizioni molto dure all’interno di campi di accoglienza e altre strutture; hanno bisogno di piani di emergenza perché i governi locali non hanno alcuna intenzione di adoperarsi per migliorare le loro vite.  Sono individui bisognosi di cibo, indumenti, medicine nonché di terapia psicologica, perché hanno subito ogni tipo di brutalità e di persecuzione.
Come può aiutare un lettore di Metro?
Chiedo a ogni singola persona nel mondo di levare la propria voce alla mia per la liberazione degli ostaggi yazidi nelle mani dell’ISIS. Se ne contano quasi 7000, soprattutto donne e bambini. Se le donne vengono usate come schiave sessuali, i bambini vengono istruiti allo jihadismo per diventare la prossima generazione di terroristi. Noi non vogliamo vedere diventare i nostri bambini terroristi  perché questo è contro i nostri valori.
DMITRY BELAYEV – METRO WORLD NEWS

3 Marzo 2015
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