Expo
5:25 pm, 29 Ottobre 14 calendario

Le mani della ‘ndrangheta sui subappalti dell’Expo

Di: Redazione Metronews
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Tra i personaggi della nuova operazione contro la morsa delle ‘ndrine in Lombardia c’è anche il boss Giuseppe Galati, che dal carcere, tramite un familiare incensurato, avrebbe continuato a gestire due ditte, con regolare certificazione antimafia, titolari di subappalti  da 450 mila euro nei cantieri della Teem, tangenziale esterna di Milano, importante opera connessa ad Expo. È così che anche l’ombra della ‘ndrangheta sfiora l’Esposizione 2015, già funestata dalle inchieste.  Ma  in questa nuova operazione che ha portato in carcere 13 persone emerge una vasta rete di relazioni tra boss, politici locali, funzionari, imprenditori immobiliari, esponenti del mondo bancario e pubblici amministratori di enti locali. Le  accusa parlano di  associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, reimpiego di denaro di provenienza illecita, minacce e danneggiamento mediante incendio.
Al centro delle indagini del Ros, in particolare, due gruppi radicati nel comasco. Si tratta del clan che fa capo alla famiglia Galati e della “locale” ‘ndrangheta di Mariano Comense, sempre nel comasco, che farebbe riferimento  a Salvatore Muscatello, già agli arresti domiciliari.
Fra gli episodi più gravi vi sono intimidazioni della cosca Galati contro rappresentanti istituzionali. Gli inquirenti ne segnalano due: l’incendio doloso registrato a Giussano nel marzo 2013, quando fu dato fuoco all’auto di un agente della Polizia locale che aveva visto un boss in auto parlare con un affiliato, e l’invio alla direttrice del carcere di Monza di una busta con minacce e tre proiettili inesplosi calibro 9.
Il fronte politico
Tra gli arrestati c’è anche il consigliere comunale di Rho Luigi Addisi, imparentato con alcuni esponenti della cosca Mancuso.  Addisi, eletto nelle file del Pd, si era dimesso dalla carica di consigliere comunale di Rho dopo essere stato citato in una intercettazione telefonica nell’ambito di una precedente inchiesta, che riguardava sempre le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Aveva annunciato la decisione di dimettersi sul suo profilo Facebook con le parole: “La dignità non ha prezzo”. L’ex amministratore è accusato di essere stato direttamente interessato all’esito di una speculazione, finanziata con 300 mila euro di illecita provenienza, sull’acquisto di un terreno a Rho nel Milanese,  per edificare un vasto complesso immobiliare. Addisi, secondo gli investigatori, avrebbe favorito l’approvazione di una variazione di destinazione d’uso del terreno, superando i vincoli di edificabilità. Metro
 

29 Ottobre 2014
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