
Mentre i carabinieri perquisivano la sede del SinPa, il sindacato Padano di Rosy Mauro, ieri dopo quella della Lega in via Bellerio, in rete era già scatenata la protesta contro la #legaladrona, a lungo primo trendig topic (TT) su Twitter dove comunque i primi 4 erano occupati da 3 tags sull’indagine che ha travolto la Lega e il suo tesoriere Francesco Belsito, indagato (in foto alle selezioni di Miss Padania).
Ironia e incazzature corrono sui tasti: “I soldi distratti da #Belsito usati per le spese della famiglia Bossi. Comprare un diploma a Renzo e le canotte a Umberto”; “ma che ci sarà in Tanzania? #Belsito”; i Sud Sound System sfornano “la filastrocca del giorno: Padania ‘ndrangheta e Tanzania” e Di Pietro cita l’Amleto: “C'è del marcio in Danimarca? No, in Italia”. Per ore la “base leghista” in rete ha martellato in (insolita) identità di vedute con i detrattori del Carroccio: dimissioni immediate di Belsito, chieste anche via Facebook, col tesoriere trattato come un “infiltrato , un ex di Forza Italia”. Il 41enne vice-capo ligure della Lega era portaborse dell’ex ministro Biondi e si è visto annullare due lauree “taroccate” a Londra e a Malta.
Maroni: era da fermare
Uno scandalo che riaccende il turbo dei “Barbari sognanti”, i leghisti maroniani: «Si poteva fare qualcosa prima, ma purtroppo questa richiesta non è stata ascoltata da chi doveva decidere. Noi - ha detto Maroni - abbiamo chiesto in Consiglio federale che ci portassero i conti e che si facesse chiarezza»
La teoria del complotto ha preso forma da subito con Matteo Salvini, capogruppo leghista in consiglio: «La Lega non ha nulla da nascondere, chi sbaglia paga», ha detto parlando però di «accanimento» contro «l'unica forza di opposizione».
(Metro)